mercoledì, settembre 18

... ma con un Happy Ending

Ci siamo...
Siamo alla seconda parte...
L'ultima...
Buona lettura!!!


Edward.
Il medico uscì dalla nostra camera. Una lunga visita in assoluta discrezione. Cercai di entrare ma il medico me lo impedì.
Vidi la porta aprirsi, lo sguardo accigliato del medico a cercarmi, pronti a dirmi la verità sulla salute di Bella.
-Padre possiamo parlare?-
-Si, mi segua.-
Ci accomodammo nello studio. Lui cominciò a tirare fuori dalla sua cartella un foglio e con un carboncino cominciò a redigere una lista.
-Vede Padre Edward, non c'è molto che io possa fare in questa situazione. Vostra moglie non può essere curata-
Voce impostata e seria. Un tono indecifrabile. Mi fece tremare di una paura mai provata. Ma il suo occhio attento carpì le mie ansie.
-No no Padre, non abbiate paura… Le chiedo scusa se ho creato ansie, le sto redigendo un elenco di cose che sua moglie potrà fare e mangiare, dovrà accudirla come se fosse una bambola di porcellana, questo perché sono lieto di informarla che sua moglie è in stato interessante-
Padre.
Sarò padre.
Padre nel vero termine della parola.
Fino ad ora sono stato coinvolto da questo suffisso da una moltitudine di persone.
Un titolo che mi ha sempre riempito il cuore di gioia, ma mai come ora.
Da pastore della comunità a genitore assoluto. Una novità assoluta.
Essere responsabile per una creatura nata dal mio amore per mia moglie.
Era semplice per me dare e ricevere l'amore dei miei parrocchiani, ma davanti ad un evento così grande, sarò in grado di affrontare tutto con la solita serenità che mi contraddistingue sul lavoro? 
Non lo so.
Non so quale sarà la via giusta da seguire.
Quale sarà il mio ruolo in questa nuova avventura?
Cosa si aspetterà mio figlio da me?
Sarò in grado di gestire la mia paternità?
Mi viene da sorridere di fronte a tutti questi dubbi. Ho sempre guidato la mia gente con tanta sicurezza e tanta determinazione. Ma un figlio?
E se da una parte il mio cuore è carico di dubbi, dall'altra c'è una gioia infinita. Un insieme di emozioni talmente forti da non riuscire a coglierle tutte, ne gestirle.
È un'abbuffata di punzecchiature e stimoli positivi, ma sono talmente enormi che mi ci vorrebbe una vita intera per razionalizzare il tutto.
Vorrei poter fermare il tempo e dare il giusto senso ad ogni sentimento che sto provando, dovrò esser pronto per godermi mio figlio al suo arrivo.
Chissà se sarà un maschietto? O magari una femminuccia?
Non mi è dato saperlo, in realtà non saprei neanche cosa desiderare di più. Mi sono immaginato in un paio di occasioni, a camminare al fianco di mio figlio, devo apprendere come crescerlo e istruirlo nel modo più corretto.
E da qui la domanda che forse assilla molti genitori, esiste un modo giusto?
Non lo so e forse sbaglierò, ma so che donandogli il mio amore unico e puro seguiterò la via più sensata.
Con questo dono, la mia fede ha avuto una svolta. Arricchendomi di un altro amore. Avrò tanto su cui ragionare su cui pregare, e lo farò assieme a Bella. Bella. La sua salute e il suo grembo da proteggere. E forse questo pensiero è già un primo passo verso il mio futuro di padre.
-Padre io dovrei lasciarla, ho un'altra visita che mi attende-
-Bene Dottore, un'ultima domanda, se posso…-
-Mi dica?-
-Esiste un manuale per sapere come vivere questa novità?-
Sorrise alla mia domanda.
-No Padre. Ogni cosa verrà naturale, credete in questo e sarà tutto semplice-
E si congedò da villa Cullen.

...

Bella.
Osservavo la camera della nostra piccola, mentre lei dormiva serena. Sembrava non carpire la rabbia e il rancore del tempo passato. E di tempo ne è passato.
Sono passati due anni dal nostro rientro a Londra, anni dove, con tanta dedizione, abbiamo raccolto i cocci di una famiglia frantumata nel tempo.
Un padre padrone che ha raccolto tempesta, una madre che non è stata in grado di ascoltare il proprio cuore. Tre figli separati emotivamente sin dalla loro infanzia, i quali hanno lottato contro ogni loro demone, e ora, sono riuniti di nuovo sotto questo tetto, assetati di quel calore familiare ritrovato.
Un amore da recuperare.
Perché non si può respingere alcun tipo di amore.
L'amore è un dono.
L'amore è vita.
L'amore è il focolare della famiglia.
L'amore è guardare negli occhi tua figlia e capire che fino al suo arrivo è stato tutto vuoto e inutile, che non c'è nulla di più assoluto che perdersi in quello sguardo.
Il gelo in villa Cullen si era attenuato. Solo due piccole anime potevano aver fatto il miracolo, il buon umore del piccolo Jasper e la dolcezza della mia Kate.
Kate è il ritratto del suo papà.
Chioma ruffa e rossiccia con boccoli disordinati a cerchiare il viso paffuto e roseo. Occhi verdi che trafiggono il cuore di chi, incontrandoli, non può fare a meno di rimanerne affascinato.
Il nostro concentrato di gioia che il Signore ci ha donato, arrivato poco più di un anno fa.

Ricordo ancora quel giorno.

...una lunga notte in compagnia di Alice e della levatrice.
I passi convulsi di Edward al di fuori della nostra stanza da letto.
Si fece attendere la piccola Kate. Eravamo pronti ad accoglierla. Era tutto pronto, solo lei non si palesava. I dolori arrivarono al mattino mentre aiutavo Alice nei lavori di casa, lei puliva e io dirigevo. Era la condizione imposta da mia cognata.
Il travaglio durò diverse ore, ma secondo la levatrice era normale.
Finalmente sentii la necessità di spingere e far nascere mio figlio. La levatrice mi dava indicazioni, mentre Alice era in posizione ad accogliere il bambino.
Quando la levatrice mi disse che era femmina, le mie lacrime non si trattennero. Avevo regalato a suo padre un'altra donna da amare alla follia. Nella gioia del momento pensavo già a quanto avrei ammirato le attenzioni di Edward verso sua figlia.
Mi sistemai i capelli, raccolsi la piccola in un telo di cotone lasciando scoperto solo il suo viso in miniatura ed arrossato.
Non scorderò mai la luce negli occhi di Edward alla visione di nostra figlia.
Non era ammirazione, era di più.
Non era amore, era di più.
Era qualcosa che va oltre l'umana comprensione.
Il vero significato del "donare la vita" si racchiudeva in quello sguardo. La piccola Kate aveva riportato alla vita il suo papà.
Osservavo mio marito reggere nostra figlia, stava in punta di piedi, quasi a voler essere leggero quanto lei. Un incontro di anime pure, pensai. E dai miei occhi lacrime di gioia nel vedere quell'incontro…

Quella luce, negli occhi di Edward, non si è più spenta. È li. Sempre presente.
È li quando la piccola mangia e fa capricci, è li quando la piccola non dorme e le sussurra la nostra canzone, è li quando la piccola piange senza motivo. È sempre li, come lo è sempre stato per me e per i suoi familiari. Solo che oggi lo è con più serenità.
Questo è il potere che da un figlio.
Questa casa risplende grazie ai due piccoli eredi di villa Cullen, soprattutto oggi che siamo stretti nel dolore per la salute precaria di Esme, la quale, dopo il colpo apoplettico di due anni fa, non si è più ripresa. Il suo stato di salute ad oggi è peggiorato molto. Ogni piccola febbre o infezione rischia di portarcela via.
Il rapporto con la madre è cambiato molto per tutti e tre i figli.
Il dolore li ha uniti attorno a quel piccolo letto. Il gelo creato negli anni si è sciolto con le lacrime del perdono. Ho sempre pensato che Edward fosse un brav'uomo ma ancora una volta mi ha stupita nel gestire questa famiglia che un tempo non lo riteneva neanche all'altezza. È stato forte e sicuro nel suo nuovo ruolo di capo famiglia.

La nostra fuga da St. Agnes mi pesava tanto, il mio passato era tutto li.
Su quelle rive piene di piccoli sassolini bianchi e nuvole gonfie di tempesta.
Nelle strade che quotidianamente percorrevo perdendomi nei miei pensieri.
Nella schiuma delle onde infrante sulle rive a battere il tempo dei miei pensieri.
Era tutto magico lì.
Era mio.
Purtroppo Kate era ancora troppo piccola per affrontare un viaggio in mare aperto, così Edward, in compagnia di Jacob, partiva una volta al mese verso i miei luoghi portandomi ogni volta qualcosa della mia terra. Poteva essere una conchiglia, una manciata di fiori di campo, oppure una spiga raccolta sulla via di casa. La mia casa. Edward mi raccontava minuziosamente ogni stanza, di come la nuova perpetua aveva trovato ospitalità, e di come il buon vecchio Charlie la custodiva mantenendola sempre in ordine. Il quale, però, in cambio volle solo la promessa di poter incontrare quanto prima la nostra piccola Kate.
Mi mancava la mia terra.
Mi mancava poter andare a salutare mia madre.
Presto l'avremmo raggiunta con Kate.
La promessa era quella di far conoscere a nostra figlia quei luoghi splendidi che ci avevano permesso di innamorarci e di arrivare qua.
Al momento dovevo accontentarmi dei resoconti di Edward.
Mio marito.
Un uomo impegnato su ogni fronte.
Non solo come capo famiglia, ma anche nella sua vocazione. Ricevette la nomina di Vescovo coadiutore, e questo ci riempì il cuore di gioia. Questa nomina portava Edward ad affiancare l'attuale Vescovo per poi sostituirlo un domani. Era oltremodo prestigiosa come occasione, ed Edward non volle farsela sfuggire.
E io?
Io sono madre, moglie e felice di aver seguito il cuore ed Edward.
Il mio uragano di marito, che in poco tempo mi ha travolta e trasformata.
Felice di essere sua.





Mi scuso per il ritardo con cui ho postato il finale di questa storia, ma la vita come sempre ci sorprende!
E solo ora sono riuscita a mettere in ordine un pò le idee per la stesura finale.
Ringrazio chi mi ha aiutato, chi mi ha seguita, chi si è divertita, e anche chi si è annoiata a leggermi.
Mi sono resa conto di aver tirato via molti particolari della storia, per questo, se mai ne avrò il tempo ci metterò di nuovo le mani!
In fondo è solo la mia seconda storia.
A chi ha notato delle differenze di percorso (immense) sono dovute a strani avvicendamenti, motivo in più per amalgamare al meglio i vari periodi!
Grazie mille. Paola.