Siete pronte ad un Padre Edward grintoso???
Spero tanto di si perchè questo capitolo lo aiuterà a chiarire le sue priorità...
Qui potete raggiungermi per ogni suggerimento/critica o dubbio!!!!
Sono a Vostra completa disposizione!!!!
Buona lettura e a presto!!!

-Edward dalle tempo, io vado nelle mia stanza.-
Lo lasciai solo. Non potevo.
_____
Edward POV
Eccomi, di nuovo solo.
La mia intera esistenza.
Da quando ero in fasce. Solo.
Colui fin troppo esile per cui fragile. Cagionevole. L'unico che doveva rimanere chiuso in casa e non scendere in cortile a giocare con Emmett. La triste realtà mi vedeva, nelle rare occasioni in cui mi veniva dato il permesso di scendere a giocare, ad essere l'ultimo nei giochi, nelle scelte. La sera attorno al tavolo, cenando con l'intera famiglia, mia madre tesseva le lodi di Alice per le sue conquiste a scuola, nei voti e nelle lodi degli insegnanti, per Emmett spendeva buone parole in quanto "ometto di casa" quando nostro padre non c'era, "Emmett ha fatto…, Emmett ha detto…" tutto ciò chiaramente escludendo il sottoscritto da ogni discorso a meno che non si trattasse di una battutaccia di mio fratello, accompagnata dalle risa di mio padre, o da un rimprovero di mia madre, ma in quel caso gli occhi blu di mio padre divenivano di ghiaccio e bastava che mi rivolgesse quello sguardo per farmi capire che non ero gradito a quel tavolo.
Era la mia vita. Ciò di cui ero fatto. Solitudine.
La scelta di vita che avevo intrapreso non era che il risultato di una serie di mancanze., ma non ero sicuro di potermi addossare ogni singola colpa, non in quella occasione.
"La tua scelta è un'infamia per la mia carriera militare"
"Non vuoi proprio seguire le orme di tuo padre?"
"Sai che spasso… Essere lo zimbello di tutti in accademia a causa tua…"
Notti insonni. E poi la veste.
Si forse alla fine era l'unico rifugio. Era anche l'unico posto dove mi sentivo me stesso. Il mio rifugio. La mia ancóra, in questa vita poco gratificante.
Anche il giorno in cui divenni Prete fui solo. La panca che il vescovo aveva riservato ai miei familiari fu vuota.
Eppure quel poco in cui io e Alice ci eravamo avvicinati era sparito dal mio cuore ogni ricordo penoso. Ma era durato un istante. L'attimo esatto in cui smisi di pensare con la testa e di seguire il mio cuore Alice riuscì a sbriciolarlo con poche parole.
La mia colpa era già abbastanza dilaniante; aggiungere dell'ulteriore odio, causato dal mio amore per la mia Bella, era una cosa che non potevo sopportare.
Finalmente nella mia vita c'era qualcuno che si prendeva cura di me, e io dovevo sentirmi in colpa per questo.
Cercai rifugio in chiesa.
In ginocchio, difronte alla croce, cominciai le mie litanie.
In quel momento le parole scritte da mia madre riaffiorarono nella mia memoria.
"So anche che in questo momento le mie parole ti sembreranno crude e prive di sentimento ma io devo provare a salvare tua sorella allontanandola da questa casa."
-Dio dammi la forza di scegliere, perché so già qual è la strada maestra da seguire, ma non ne ho la forza. Mi duole il cuore, non mi ha mai pesato tanto come in questo momento. Tu, Padre mio, devi infondermi la forza di avvicinare mia sorella mettendo da parte colei che riempie il mio cuore.-
Una voce, la sua. La mia voce preferita rispose alla mia richiesta.
-So perché dici queste cose, so perché hai preso in parola la richiesta di tua madre, so perchè stai dando tempo a loro, so perché stai chiedendo aiuto a Dio, e per questo io so che ti amo.-
Se mi avessero detto che la vera felicità stava in qualche parola detta da una ragazza, non vi avrei mai creduto. Prima di lei c'era solo la mia fede, distratta solo da qualche romanzo.
Mi alzai verso di lei.
-No Edward, fa male starti lontano, non allungare questa mia pena. Tornerò io a casa. Alice starà qui con te e tu l'aiuterai come richiesto da tua madre. Se è amore quello che è nel nostro cuore non si affievolirà per qualche giorno di distanza.-
-Bella….non affievolirà, ma vivrò in apnea. Tu sei aria per i miei polmoni.-
Se ne andò.
Fu ombra. Nella mia anima, nel mio cuore, in me.
Recuperai me stesso e andai in cerca di Alice.
Mia sorella. Il mio compito. La mia missione.
Entrai in casa, seduta davanti alla finestra, le mani sui fianchi col viso rivolto verso l'esterno.
-Ha capito di non essere gradita?-
Bella era già sulla via di casa.
Avrei voluto correrle dietro e tenermela stretta, ma ancora una volta lei aveva fatto la scelta giusta per noi due.
-Ha capito che sei tu quella che ora ha bisogno di me.-
-Ah si? Solo dopo avervi colto in atteggiamenti intimi lo ha capito? Per caso è tarda?-
-Alice, la tua presenza in questa casa è forzata, la mia lontananza da Bella è forzata, la richiesta di nostra madre è forzata, ti prego di non andare oltre con le parole. Sono un uomo di dio, ma posso perdere la pazienza anche io.-
-Ma davvero Padre Edward? E cosa potrebbe mai succedere? Mi lancerà il suo messalino? Alzerà le mani? Cosa? Cosa?-
Una furia. Il viso rosso. I suoi passi verso me. I suoi pugni sul mio petto.
-Sfogati.-
-No Edward, io non voglio sfogarmi. Voglio l'amore di mio marito. Voglio mio marito.-
-Il suo amore per te Alice non è svanito. Alice, ti prego, affidati a me, al mio aiuto, donami la possibilità di essere tuo fratello maggiore e curare le tue ferite.-
Cedette al mio abbraccio.
Ma fu un attimo.
-Non posso codardo!-
E fui di nuovo solo.
Giorni e notti lunghissimi.
Il silenzio in quella casa era intralciato solo quando Jacob veniva a consegnare del cibo o i panni che Bella ci inviava da casa sua. Riusciva ad accudirci anche a distanza. Mi trovai più di una volta a odorare le lenzuola o i panni che lei aveva piegato ricordando le sue mani. Non si affievoliva il mio amore per lei, ne ero certo.
Un mattino, dopo aver detto messa, decisi di fare una passeggiata lungo la costa. La mia meditazione, il momento in cui potevo dedicare i miei pensieri a lei, alla mia Bella. Le ore più dolci.
Tornando a casa sentii delle voci, Alice e Jacob. Stavano nel piccolo campo che lui e Charlie preparavano come orticello per i raccolti primaverili. Feci per avvicinarmi, ma mi fermai subito.
-Oh su Jacob, cosa state dicendo, sono abiti consunti, posso permettermi di sporcarli…-
-Bene, allora se proprio insiste signorina, le insegnerò a solcare il terreno. Serve affinché la terra dissestata possa riossigenarsi e ricevere al meglio i semi che tra qualche tempo andremo a piantare.-
-Mi mostrerete anche come si pianta un seme???-
-Miss Alice, mi state prendendo in giro?-
-No Jacob, perché dite questo?-
-Una signorina come voi, delicata, a sporcarsi le mani…-
-Voi pensate a insegnarmelo e poi io mi laverò le mani.-
Risero assieme.
Che fosse uno spiraglio nel duro cuore di Alice? Non lo sapevo, ma dovevo approfittarne.
Entrai in casa. Preparai il pranzo. E attesi Alice.
Quando entrò in casa, però sul suo volto era sparito qualsiasi accenno di sorriso. Ero realmente io il problema?
Perché allora mia madre l'aveva spinta a partire.
Perché Alice continuava a passare le sue giornate qui su questa maledetta isola?
Era la mia punizione? L'ennesima?
Qualcosa andava fatta.
La notte fu lunga e molto intensa, presi decisioni. Decisioni importanti per me e per le donne che volevo accanto.
Fu come un lampo.
Mia sorella aveva bisogno di incolpare qualcuno. Chi poteva subire le sue parole se non la parte debole della famiglia? Mi avevano scelto come sfogo per Alice. So per certo che non avrebbe mai rivolto parole di disgusto e disappunto nei confronti dei nostri genitori, tanto meno verso Emmett. Era la copia di Jasper, e lei lo amava. Amava il temperamento la forza e la costanza, cose che però l'avevano allontanato dalla sua donna. Così sarei stato io, per l'ennesima volta, la preda di questa guerra fredda in casa Cullen. Ero il prescelto per l'ennesima offesa.
Questa volta però non lo avrei permesso. Era fondamentale che Alice capisse che non poteva anteporre la sua sofferenza alla mia felicità. Non poteva.
Al tempo stesso però avrei fatto di tutto per riallacciare il nostro rapporto. Mi mancava avere una sorellina da accudire; la lettera di mia madre mi implorava, ma il mio cuore lo pretendeva: voleva Alice, la mia sorellina. Pretendeva però Bella, la mia metà.
Così alle prime luci dell'alba partii. Lasciai un biglietto ad Alice che l'avrei raggiunta solo nel pomeriggio ma che avremmo dovuto parlare.
Io arrivai col fiato corto a casa di Bella.
Quando lei mi aprì la porta rimase priva di parole e con gli occhi pieni di stupore restò ferma ad aspettare un cenno da parte mia.
-Bella non riesco, sono un debole, lo sono per natura, ma del nostro amore sono sicuro e come ti ho già detto ne ho bisogno, perché per me sei ossigeno e senza di te non vivo.-
Lei abbassò lo sguardo senza dire nulla.
-Parlami Bella, dimmi che non mi hai dimenticato?-
-Edward come potrei? Rimane il problema di Alice, non posso impormi in quella casa, dobbiamo aspettare.-
-No Bella, no! In questo devi darmi forza e spalleggiarmi. Non possiamo stare separati, siamo anime affini, divisi siamo persi. E se ad Alice questo non sta bene non mi importa. È qua per un motivo preciso, non per ostacolare la mia vita. Io ho preso la mia decisione e sei tu. Io ho scelta la mia strada ed è con te. Con o senza mia sorella. Lei non può tenere separato ciò che Dio ha permesso di unire, non può!-
-Edward io ti amo, e ti amerò per sempre. Ma lei ha bisogno di te-
-È qui l'errore Bella, lei ha bisogno di incolpare qualcuno per la perdita della sua famiglia e ci stava riuscendo accusandomi di colpe che non ho commesso. Ho sempre creduto di essere parte di quella famiglia, ma la mia famiglia sei tu. Ed è lei che deve decidere se farne parte o meno.-
I suoi occhi stavano riempiendosi di lacrime.
-Bella io mi sono sempre sentito fuori posto. Ho affrontato il dolore, la sconfitta, la morte, eppure con te accanto non mi sono mai sentito così vivo così importante come in questo momento. Ed è questo il mondo a cui non so rinunciare. Perché ci sei tu con me.-
Le presi il volto per asciugarle le lacrime.
-Assieme-
-Assieme Edward-
Il mio cuore pulsava al ritmo incessante, sembrava esplodere per la gioia provata.
-Tu mi sai rendere completo, ricordatelo. Nulla può separarci, neanche una sorella pazza, addolorata e ferita-
E affidandosi al mio abbraccio lasciò ogni dubbio in quella casa e decise di seguirmi.
Grazie Dolce Stefy per le foto!!!
2 commenti:
ciaooooo....cap come sempre molto dolce,èstrano vedere un edward non gradito dalla sua famiglia,ma forse è per questo che è cosi dolce,fragile,bella lo autera ne sono certa.grazie Maria50.
Ma grazie a te tesoro!!!! E questo capitolo mi e' piaciuto molto....e molto bella la frase di Bella rivista dalla parte del Tuo Edward .....un bacio
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