domenica, novembre 27

Capitolo 6





Quando mi svegliai era un altro giorno.
Mi vestii, e cercai di rinfrescarmi il viso. Pettinai i miei capelli e andai in cucina per controllare quali faccende dovevano essere svolte.
Se lo avessi incontrato?
Beh… Avrei fatto finta di nulla. Glielo avevo promesso.
Avremmo vissuto quel poco che ci rimaneva, condividendo l'amore per la lettura e gli autori d'altri tempi.
Avevo appena iniziato a svolgere le mie mansioni quando lo sentii arrivare. Mi voltai e gli sorrisi. Doveva sentirsi sereno.
<Buongiorno Edward, sto preparando la colazione. Vi va di farmi compagnia?>
<Certo, però ti devo chiedere una cosa Bella.>
<Dica Padre.>
<Non fare dei passi indietro. Dammi del tu. Tu sai tutto di me. Sei un segno del destino e, seppur con qualche difficoltà, vorrei averti accanto come amica. Sempre che tu lo voglia. Non voglio fare a meno della tua presenza.>
Un sorriso si spalancò sul mio volto. Egoisticamente avevamo bisogno di quella "amicizia" e sempre egoisticamente non ne potevamo fare a meno.
<Va bene Edward, ma dovremmo essere del tutto sinceri per poter portare avanti questa situazione, non credi?>
Si avvicinò a me, un abbraccio e un dolce bacio sulla fronte a suggellare quel patto.
Facemmo colazione, chiacchierando dei programmi per la giornata. Lui doveva andare in visita ad una persona malata e io avevo il mio bel da fare dopo i giorni di malattia.
Mi lasciò salutandomi con il solito bacio in fronte. Un sospiro, ma ben accetto.
Dentro di me invece urlavo di gioia. Quei gesti erano la certezza delle sue parole… non poteva, ma a differenza dei giorni precedenti, mi rendevano felice.
Sarei riuscita a sopportare ogni singolo giorno nella consapevolezza che non potevano stare più vicini di così, ma sarebbe stato più che sufficiente a colmare il nostro egoismo e la nostra voglia di stare assieme.
Decisi che nel pomeriggio avrei rivisto mia madre. Sarei andata a casa, mi sarei accertata delle sue condizioni chiedendole di rimanere là per le feste di Natale, mentre io mi sarei occupata della parrocchia. Avrei preso i miei testi. Avrei preso dei cambi. Avrei… Avrei dovuto parlarne con Edward.
Quando tornò dalle confessioni mattutine decisi di parlargli.
<Edward posso chiederti una cosa?>
<Sono qui dimmi…>
<Avrei pensato di fermarmi qua per le feste di Natale lasciando libera mia madre dall'impegno di perpetua. Se per te va bene.>
<Certo. Perché mi chiedi questo?>
<Perché per far si che sia possibile io dovrei rientrare a casa almeno per un pomeriggio. Dovrei recuperare dei cambi e i miei testi così da poter studiare.>
<Ti accompagnerò. Voglio conoscere tua madre e vedere un po’ il paese. Mi darai l'onore di accompagnarti?>
<Con molto piacere.>
Pranzammo velocemente. Ci preparammo chiudendo la casa e la chiesa e andammo in paese.

Passeggiammo lungo la costa. Volevo mostrargli le bellezze della nostra isola e soprattutto ciò che a me era più caro.
Chiacchieravamo del più e del meno e sul suo viso finalmente trovai un sorriso splendente.
Probabilmente si accorse delle mie guance arrossate, mi guardò scrutandomi e fissò i miei occhi. Se fosse stato possibile, era ancora più bello quando mi osservava a quel modo.
Dopo circa un'oretta ci trovammo in paese. Un piccolo borgo tutto ancora in pietra. Era il mio "paese delle meraviglie", la mia "isola che non c'è", era casa mia.
Lui coglieva ogni mia sfumatura nel parlargli di quei luoghi, chiedendomi spesso se abbinassi questi a letture fatte o a biografie di autori studiati. In fondo era così. Leggevo i sonetti di Shakespeare e subito viaggiavo con la mia mente abbinando le parole
"Nulla del sole hanno gli occhi della mia bella,
Delle sue labbra il più rosso è corallo,
Se la neve è bianca, i suoi seni son grigi,
Se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo.
Ho visto rose screziate, bianche e rosse,
Quelle rose così mai vedo sulle sue gote;
E in certi profumi c'è assai più delizia,
Rispetto al fiato, ch'esala la mia amante.
Adoro sentire la sua voce, ma so bene
Che la musica ha un molto più piacevole suono.
Ammetto, non ho mai visto camminare una dea,
Ma i passi della mia bella, calpestano suolo.
Ma in nome del cielo, cosi raro stimo mio amore,
Come qualsiasi falsamente decantata donna."
Ora raccontandogli di me e della mia vita mi venne in mente un sonetto. Uno di quelli astrusi dei quali non riuscivo a capirne il senso perché non avevo mai provato certi sentimenti e di questo avviso era anche il mio tutore, quando quel pomeriggio cercava di spiegarmi dell'amore e delle sue riflessioni su di esso. L'amore è un raro fiore che va custodito. Non può essere paragonabile a nulla. Non ci si innamora del bello, ma ci si innamora del proprio amore. Io questo non lo avevo capito prima del mio incontro con lui.
Guardarlo mentre osservava questi miei luoghi mi faceva sentire ancora più serena.
Arrivammo davanti a casa mia. Sospirai al pensiero che si addentrasse nel mio mondo ancora un po’ di più. Così entrai e lo feci accomodare davanti al focolare.
<Vado a cercare mia madre.>
<Ti aspetto qua.>
Andai in camera e la trovai a letto. Come mi sentì cercò di alzarsi.
<La mia Isa…>
<Mamma resta giù.>
E corsi ad abbracciarla.
Dopo qualche minuto di amore materno ritornai con la testa al pensiero dell'ospite che aspettava noi in cucina.
<Mamma, mi ha accompagnato Padre Edward.>
<Oh ma quindi ci attende?>
<Si ma non ha fretta.>
<Ah no?>
<Volevo chiederti un favore mamma.>
<Dimmi tutto…>
<In questi giorni Padre Edward si è offerto di darmi lezioni di letteratura. In cambio non posso che ringraziarlo accudendolo e aiutandolo in parrocchia.>
<Uhm… Isabella Swan cosa mi nascondi?>
<Nulla mamma. È una persona istruita e un ottimo lettore…>
<E…>
<Suona il piano…>
<Isabella Swan e…>
<E… ed è giovane, di bell'aspetto, ma non potrà mai esserci nulla di più. Così starai più tranquilla?>
<Cosa mi nascondi Bella?>
<Nulla mamma. Nulla…>
<Bella, non sfuggirmi con lo sguardo. I tuoi occhi non mentono.>
<Mamma non sarà semplice, ma va bene così.>
<Intendi chiudere qua il discorso?>
<Si. Te ne prego.>
<Ma un giorno potrò avere questa verità?>
<Quando sarò pronta.>
<Ma sei pronta ad affrontare quello che mi chiedi da sola?>
<Si mamma. Padre Edward è un ottimo aiuto. Sempre all'erta se qualcosa andasse storto.>
<Fammi vestire, tu vai dall'ospite, preparate del the e nel frattempo io deciderò.>
<Grazie mamma.>
Andai in cucina e lo trovai alle prese con il fuoco.
<Tutto bene Bella?>
<Si… Tranquillo. Mia mamma sta per arrivare, mettiamo su del the?>
<Si, ti aiuto.>
<OK.>
Era così ormai… Due anime incapaci di slegarsi che pur di stare accanto si dividevano anche le cose più semplici.
Quando mia mamma entrò in cucina vedendoci così complici mi guardò fulminando i suoi occhi nei miei.
<Padre finalmente ho l'opportunità di conoscerla.>
<È un immenso piacere conoscerla Mrs. Reneé.>
Si avvicinarono per stringersi la mano a vicenda.
Chiacchierano di alcuni figure legate alla letteratura a me sconosciute. Edward le stava dando prova della sua preparazione nonostante la sua giovane età.
Gli sguardi che ogni tanto mia madre mi rivolgeva però intendevano fare molte più domande di quelle che in realtà  rivolse.
Era quasi un'ora che stavamo chiacchierando amabilmente quando mia madre alzandosi dalla sedia si rivolse ad Edward.
<Le serve una guida. Non un amico, non un complice. È giovane e tante cose ancora le sfuggono. Voi mi sembrate un uomo di fede e soprattutto fermo nei pensieri e nei modi di fare. Vi affido la mia gioia più grande. Siatene consapevole o vi ritroverete addosso la furia di una madre imbestialita e un intero villaggio pronto a spalleggiarmi.
Sgranai gli occhi.
Ma lo sguardo di Edward fu impagabile. Fisso su di lei. Ma vivo. I suoi occhi si illuminarono e le paure di mia madre vennero cacciate all'istante.
<Sarà un vero piacere occuparmi di vostra figlia. Non sono mai stato il tutore di nessun'altra anima, ma sarò in grado di far studiare Miss Isabella e di fornirle qualsiasi cosa necessiti.>
Sembrava una dichiarazione, e ne fui felice.
<Isabella prepariamo le tue cose.>
<Certo mamma.>
<Padre ci attende qua?>
<Si fate con comodo.>
<Promettimi solo di stare attenta e non fare sciocchezze. Non farmi pentire della fiducia data.>
<Promesso mamma.>
<Bene ora andate. È già fin troppo buio>
La abbracciai e mi congedai da lei sentendo le mani di Edward afferrare il mio borsone.
<Mrs. Reneé avrò cura di Isabella e sarà mio compito farvi avere notizie quotidiane su di lei. E se il cielo lo permetterà cercheremo si approfittare dei pomeriggi buoni per tornare a trovarla.>
<La considero una promessa Padre Edward. Buon rientro.>
Partimmo sereni e felici.
Passata la collina che portava verso la costa sentii Edward avvicinarsi e con la mano libera abbracciarmi le spalle.
<Stai tremando. Accostati a me.>
<Grazie.>
<Sei serena Bella?>
<Ora si.>
<Tua madre?>
<Avevo paura di quello che poteva pensare, ma mi ha dato fiducia, e questo è quello che importa.>
<Ben detto piccola mia.>
<Tua?>
<Non sei amica mia?>
<Certo… Tua…>
Sembrava una risposta dal gusto un po’ amaro, ma non era così. Ero con lui e tutto appariva più sereno.
Quando arrivammo a casa Edward portò il mio borsone in camera mia. Io mi dedicai da subito alla cena. Quando lui tornò in cucina si mise ad accendere il fuoco, ridando vita alla brace rimasta nel camino.
<Tua madre è una donna saggia.>
<La mia passione per la lettura me l'ha inculcata lei. Io sono stata molto fortunata.>
<E lei è stata fortunata ad avere te. Sei una buona figlia Bella.>
<Come fai a dirlo… Non hai metro di giudizio per fare paragoni.>
<Oh si piccola. Mia madre e mio padre hanno sempre giudicato noi figli per ogni scelta. L'importante era seguire le loro scelte.>
<Beh… la mia fortuna allora è stata che tra le mie scelte e quelle di mia madre non c'era differenza.>
<Tu ti sottovaluti, sei un'anima buona capace di dare ascolto agli altri ma senza mai chiedere.>
<Infatti ti ho costretto a subirmi.>
<Non è una costrizione. Non avrei accettato se non fosse stato di mio gradimento aiutarti nello studio.>
<Davvero?>
<Lo sai che pur di non perderti sarei disposto a subire qualsiasi pena. Mi completi nonostante io non possa averne di più e di questo te ne sono grato.>
<Pensavo una cosa e devo assolutamente chiedertela. Ma tu sei libero di non rispondermi Edward.>
<Sono pronto a rispondere a tutto quello che la tua testolina sta elaborando..>
<Si scioglierà mai il tuo voto?>
<Bella.>
<Scusami>
<Ne riparleremo.>
<Non ho fretta.>
<Mi fa piacere, non è facile per me.>
<Lo so Edward, non è facile, ma siamo assieme in questa cosa. Ed è questo che ti deve dare forza. Io ho trovato la forza di stare accanto a te nonostante tutto proprio perché come calamite non riusciamo a stare lontani. Non possiamo separarci e quando ti aprirai del tutto a me saremo ancora più uniti. Forti. Un'unica entità capace di andare oltre tutto.>
<Bella. Vorrei baciare le tue labbra in questo momento per suggellare le tue parole. Ma ti abbraccio e ti stringo a me.>
Rimanemmo a lungo così.
Eravamo noi.
Eravamo felici nonostante tutto di quel misero contatto.
Video presenti in questa mail
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5 commenti:

annyna ha detto...

ma quest'uomo mi fa perdere le staffe amor come devo fare? mannaggia a te mannaggia... ora aspetto va. bacio

mikkiko78 ha detto...

Ma quest'uomo mi lascia completamente senza parole, non puoi dire una cosa del genere e poi pretendere che si accontenti di un abbraccio!!!!! Non si fa, non si fa!!!!! Che ansia che mi fa venire......ma lo adoro comunque ;0)

Anonimo ha detto...

Capitolo meraviglioso...
le parole di Edward mi hanno lasciato basita e concordo con chi ha preceduto il mio commento. Come può pensare che Bella si accontenti solo di un abbraccio? Non vedo l'ora di continuare quest'avventura.
baci Ida

StefySwan ha detto...

come mi prende stà storiaaaaaaaaa....bella bella!!

Anonimo ha detto...

e poi???
non mi puoi lasciare così!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ila Cullen