mercoledì, dicembre 14

Capitolo 7




Ok. Ci sono!!!!
Vi rubo qualche minuto prima di lasciarvi alla lettura, per dare spazio ad un paio di ringraziamenti!

Un grazie speciale alla mia Amica Katy per la sua pazienza nel correggere i miei scleri!!! E' sempre un angelo!!!

 Il secondo grazie... ad una donna dalle mani d'oro, la quale sa rendere ancora più bello il nostro Robert!!! Stefy... sai che ti userò ancora sia per padre Edward che per il Dr. Masen... per cui continua a produrre!!!
Grazie per la concessione delle tue immagini!
E spero di farti un regalino anticipato di Natale dedicandoti il capitolo!!! Grazie...

L'ultimo Grazie? si giuro l'ultimo!!! 
Va a voi tutte che mi leggete, commentate e non... (lo sapete che per me non è fondamentale...) ma che mi dimostrano l'affetto chiedendomi il proseguo della storia! Vi adoro!!! 

E ora a Padre Edward!!!








Passammo qualche giorno in tranquillità. Io mi dedicavo ai miei lavori e lui si occupava dei miei studi.

Passavamo interi pomeriggi a leggere e discutere di romanzi e autori, passando dall'inglese Mr. Darcy, attraversando oceani in groppa a Moby Dick, facendomi scoprire nuovi testi e nuovi letterati, strappandomi dall'isola che non c'è per trasportami sulle nevi con il buon Buck nelle terre selvagge del nord America, sconfinando così nella letteratura moderna, quella d'oltre oceano, a me sconosciuta.

Serenità.

Era la parola d'ordine di quelle giornate.

La sera invece arrivava il tormento, la mancanza, la voglia. Passavamo le ore del crepuscolo al focolare, cercando di intrattenerci con i nostri mestieri. Lui con le sue preghiere mentre a me non restavano che i 
rammendi.

Sentivo ogni tanto il peso del suo sguardo su di me.

Dovevo essere io quella forte.

Dovevo rimanere sulle mie, essere di parola e stare tranquilla per lui.

Così si avvicinarono le festività natalizie.

Mancava qualche giorno a Natale, e una mattina durante i miei soliti lavori di casa, sentii un gran trambusto, porte che sbattevano e una dolce melodia e poi d'improvviso un urlo che mi fece ghiacciare il cuore.





Non so cosa mi fece scattare ma quando arrivai in camera di Edward non vi era già più nessuno. Due fogli di carta buttati per terra e il pianoforte lasciato aperto.

Corsi per il corridoio a cercare il mio Edward. In casa non c'era. Il posto più ovvio? La sua copertura, così la definiva lui. La chiesa.

Arrivai nella navata principale quando lo vidi sdraiato a terra, prono di fronte all'altare e al grande crocifisso appeso al soffitto.

I singhiozzi lo stavano facendo ancora tremare.

Corsi verso di lui.

Cominciai ad accarezzare la sua schiena scossa.

Da lui nessun cenno.

Girai intorno al suo corpo fino ad incontrare il suo viso.

Gli occhi verdi umidi e spenti.





Le guance bagnate e arrossate.

Le labbra segnate dai denti che le tenevano strette per placare le grida.

<Edward, guardami. Che c'è?>

Nessuna risposta.

<Edward sono qui… guardami…>

Nulla.

Mi stesi accanto a lui. Non sapevo che fare, ma sapevo che fino a che non si fossero calmati i singhiozzi non avrei avuto alcun cenno da parte sua.

<Sono qui amore mio… qui accanto a te…>

Lasciai che si calmasse.

Continuavo ad accarezzarlo aspettando che i suoi occhi tornassero vivi, ma non successe tanto presto.

Passò un'oretta prima che i singhiozzi si calmassero del tutto. Eravamo ancora lì. Stesi. Ma lui non era con me. Era lontano anni luce da quel corpo.

<Edward… Sono qui… Con te… Mi senti?>

Nulla. Di nuovo.

Decisi di alzarmi e andare a cercare qualcuno che mi aiutasse a farlo alzare.

Charlie era in giro a sistemare l'orto quel mattino. Così corsi fuori a cercarlo.

Fortunatamente lo trovai poco distante da casa e lo pregai di seguirmi.

<Padre Edward non si muove io non riesco a farlo ridestare, sembra sotto shock… mi dovete aiutare Charlie…>

<Andiamo.>

E così lo accompagnai in chiesa.

Era ancora lì, inerme.

Charlie mi chiese di aiutarlo. Lo prendemmo entrambi sotto braccio e a fatica riuscimmo a farlo alzare. Era un peso morto. Non aveva reazione. Decidemmo di portarlo in camera sua e farlo stendere sul suo letto. Dopo qualche peripezia per il troppo peso e la fatica nel trascinarlo riuscimmo a farlo sdraiare. Lo sistemai sotto le coperte e Charlie ci lasciò soli avvisandomi che sarebbe andato a cercare un medico.

Lo osservai, gli occhi spalancati, intimoriti, vuoti. Mi faceva paura vederlo così.

Decisi di andare in cucina e prendere dell'acqua. Quando rientrai mi accorsi di nuovo dei fogli sul pavimento.

Due pagine scritte da qualcuno che aveva una calligrafia molto elegante. Qualcuno che a veder la filigrana della carta e lo stemma della casata doveva essere importante o per lo meno benestante.

La curiosità vinse in me.

Presi la lettera e controllai la firma… "Esme"
Chi era Esme?

E lessi le parole di questa donna.

"Caro Edward,
Ti scrivo queste righe contro il volere di tuo padre e senza che tua sorella Alice ne sia al corrente.
Sono stati giorni difficili qui a casa Cullen.
Tuo Padre è rientrato poco dopo la tua partenza per St. Agnes, con la salma di Mr. Hale, lasciando tuo fratello Emmett al fronte, per poi ripartire subito dopo la sepoltura. Sai quanto sia forte il loro dovere militare rispetto a quello familiare
Mr. Hale è caduto in battaglia a seguito di un attentato da parte di alcune spie tedesche.
Non puoi immaginare il dolore che ha portato  questa notizia.
Soprattutto per tua sorella che all'arrivo della notizia era in stato interessante, e a causa del dolore provato ha perso la creatura che portava in grembo.
Edward io so quanto tu sia legato a tua sorella, so il bene che vi lega, il modo in cui comunicate, gli sguardi, la vostra complicità. E’ una cosa che nessun altro della famiglia riesce a provare o anche solo capire.
So anche che in questo momento le mie parole ti sembreranno crude e prive di sentimento ma io devo provare a salvare tua sorella allontanandola da questa casa.
So che ti sei stabilito nella nuova parrocchia da poco tempo, ma sono sicura che saprai come accoglierla ed aiutarla. Tu sei l'unico che può farlo.
Ho fallito il mio compito di madre, per questo ti chiedo di aiutarmi a porre rimedio a questa mia mancanza.
Accogli tua sorella, falla sentire a casa, amata e soprattutto dalle ciò di cui ho mancato io con voi in questi anni.
Perdonami se puoi.
Esme."

Rimasi interdetta dalle notizie, dalle parole scritte e dal dolore che stavo provando per tutta la situazione che stava attorniando il mio Edward.

Ora capivo lo shock.

Ora capivo le sue lacrime.

Ora capivo che la sua fede fosse crollata con lui.

Gli occhi spenti, le guance arrossate e le labbra livide erano solo il segno superficiale di quel dolore.

Mi accascia su di lui, piangendo a mia volta.

<Amore mio sono qui con te, aiuterò io tua sorella, aiuterò io il tuo cuore a riavviarsi, aiuterò io la tua fede. Ma tu devi darmi un cenno, farmi capire che sei qui con me.>

Lo abbracciavo, lo accarezzavo, ma non sentivo un sua risposta.

Fino a che non arrivò il medico dell'isola.

Prima che lo visitasse gli raccontai che aveva ricevuto brutte notizie da casa, al che il medico decise di sedarlo per farlo riposare e mi chiese di avvisarlo il giorno a seguire delle sue condizioni. Secondo il medico un buon riposo era quello che gli serviva.

Quando il Dr. Masen uscii dalla stanza di Edward lo accompagnai alla porta mentre Charlie aveva preso il calesse per riaccompagnarlo in paese.

Io rientrai subito da Edward, non volevo lasciarlo solo neanche un attimo. Mi sedetti accanto al suo letto, presi la sua mano nella mia e mi accoccolai così sul materasso.

Sfinita e stanca mi addormentai.

Sentii il calore della sua mano sulla mia guancia.

Era sveglio, stava dandomi cenno di vita. Mi alzai subito in piedi e cercai i suoi occhi.

Erano ancora spenti ma seguivano i miei movimenti.





<Dolce Bella…>

<Buongiorno Edward… Non so che chiederti, ho paura di sbagliare e farti agitare di nuovo…>

Ci pensò lui.

Prese le mie mani e mi invitò accanto a lui, lo abbracciai di corsa per non perdermi quel contatto.

Rimanemmo un po’ così abbracciati in silenzio, ma sentivo la sua paura e il suo dolore invadere anche il mio corpo.

<Hai letto la lettera di mia madre?>

<Edward scusami, ma mi sono spaventata a morte…>

<Avrei fatto lo stesso.>

<Non ne sono sicura… Ma tanto tu sei così puro da non voler farmi sentire in colpa, e non lo farai nonostante abbia invaso la tua vita privata.>

<Mi dipingi come se fossi impeccabile…>

<Lo sei>

<No.>

<Tua madre non ti affiderebbe sua figlia in preda al dolore se così non fosse>

<Sbaglia anche lei.>

<No. Tu sbagli.>

Mi girai su di un fianco per affrontare i suoi occhi.





Lui osservò i miei, poi scese sulle mie labbra per posare di nuovo lo sguardo nei miei occhi.

In un attimo non capii più nulla, mi attirò a se e mi baciò. Foga, rabbia, passione, paura, c'era tutto in quel nostro bacio.

Fui sorpresa dalla sua lingua, si fece strada prepotente in me, si prese la mia assaporandola e torturandola, fino a che dalla sua gola non ne uscì un ringhio basso e roco. Non avrei mai voluto terminare quel bacio, ma i miei polmoni erano già in apnea da qualche minuto, così mi staccai.

Sguardo basso e voce roca.

<Uno impeccabile non ti avrebbe mai presa così Bella. Non avrebbe fatto vincere le sue emozioni>

<Edward ti rendi conto che ogni volta che mi baci poi ritratti? Mi mandi alle stelle e poi in un attimo mi fai ripiombare a terra.>

<Bella il voto è rotto. Ma anche il mio cuore.>

Non avevo pensato a questa cosa.

<Edward guardami ti prego…>

I suoi occhi dopo qualche esitazione si tuffarono nei miei.

<Io ti amo, io so che il tuo cuore è irrimediabilmente compromesso, io so che verranno giorni difficili per te e soprattutto per noi. Ma sono qui, con te ad affrontare questa sfida e farti sentire il mio amore.>

<Bella…>

<Shhh! Sono qui abbracciami amore mio. Insieme ce la faremo. Che tu voglia amarmi o meno questo ora non importa, per me ora conta la tua tranquillità, per me ora conta  tua sorella, e per me ora conta averti accanto.>

Lo abbracciai e lui ricambiò stringendomi a sè.

Le sue labbra erano sulla mia spalla e le sentivo schiudersi cercando un lembo di pelle scoperta.

<Sarò…>

Un piccolo movimento delle sue labbra verso il collo…

<egoista…>

La sua lingua ad assaggiarlo...

<Ma ho bisogno…>

Risalendo fino all'orecchio…

<Di questo…>

Il mio lobo intrappolato tra le sue labbra…

<Edward, sono qui anche per questo….>

Ci baciammo di nuovo.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

quanta dolcezza.....edward ha il cure distrutto,ma l'amore di bella potrebbe aiutarlo.mi piace moltissimo questo racconto.ciaoooo a presto Maria50.

mikkiko78 ha detto...

Unico, straziante, incontenibile, coinvolgente, stupendo, pieno di emozioni....oddio mi ci vorrà una settimana per riprendermi da tutte le emozioni che mi ha trasmesso questo capitolo!!!! Mi piace anche il momentaneo gemellaggio del Dottor Masen da Padre Edward!! ;0) Complimenti tesoro, capitolo stupefacente.

Unknown ha detto...

@maria50 grazie di cuore!!! sei sempre precisa puntuale e impeccabile!!!!
@mikikko78... dovevo scegliere il nome del medico e... ne conoscevo uno libero!!!
Vi adoro donne!!!

StefySwan ha detto...

erhglfkjhv kjw.hbf.kjwbv .akndc Tesoro è bellissimo!! e grazie grazie grazie per la dedica,son commossa e le "mie" foto è un piacere e una gioia vederle così!! nn sò cosa dire, e che capitolo pieno di dolore ed emozioni forti....un bacio grande!!

Fata ha detto...

Che bel capitolo penso anche io che insieme ce la faranno.

mery robert ha detto...

La sofferenza di padre Edward e molto tormentata..e scappato da ki o cosa ...capitolo molto interessante x capire un po di edward e dell'amore di bella, spero ke tutto andrà bene.