Mie care anime irrequiete...
Quanto avete atteso per il vostro amato Pretino???
Vi lascio alla lettura...

La lettera era sul pavimento, Edward era rivolto all'orizzonte, il suo viso scuro e triste. La finestra cui poggiava la fronte rifletteva i suoi occhi cupi.
-Vorrei alleviare quel dolore, come posso?-
-Non puoi, devo affrontarli-
-E come?-
-Bella, vado a Londra. I miei genitori devono partecipare alla mia felicità, costi quel che costi, li porterò su quest'isola a festeggiare con noi il giorno più bello della nostra vita-
Mi avvicinai a lui carezzandogli le braccia e cercando di infondergli la mia presenza.
-Fai ciò che il tuo cuore sente. Noi due saremo felici con o senza l'approvazione dei tuoi genitori-
Si voltò abbracciandomi e stringendomi forte a se.
-Voglio solo che vedano quanto sono fortunato ad avere incontrato una donna speciale come te-
Inspirai volendo imprigionare quelle sue parole come essenza vitale, sarebbero passati giorni prima di averlo nuovamente accanto in modo così intimo. Dovevo capire questa sua volontà, accettare questa sua necessità ed essere pronta ad accoglierlo, qualsiasi cosa sarebbe successa a Londra.
-Ti aiuto a preparare la valigia?-
-No, ora ho bisogno di imprimere questo abbraccio nella mia mente in modo così potente da non soffrire la
lontananza dal mio cuore più del dovuto-
-Edward, sono qua….e lo sarò al tuo ritorno-
-Ho bisogno di stendermi e rilassarmi un po’-
-Bene, ti lascio riposare, io torno ai miei mestieri-
-No. Ci penserai domani dopo la mia partenza, ora dedicati a me-
Sentivo i suoi occhi cercare i miei per avere conferme e quando alzai i miei i suoi mi inchiodarono lasciandomi incapace di negarmi.
Leggevo un mare in tempesta in quei due smeraldi. La frustrazione che provava era palpabile, anche senza approfondire la reale motivazione, sentivo il mio cuore sfarfallare portandomi a stringere ancora di più a me quell'uomo così speciale e unico.
Sciolsi l'abbraccio cercando la sua mano con la mia, camminai all'indietro verso il letto, senza distaccare lo sguardo dal suo. A piccoli passi arrivai al bordo del letto. Tirai il mio braccio per avvicinarlo a me e stringerlo con la stessa passione del pomeriggio sugli scogli. Dovevo caricarmi di lui, e lui doveva caricarmi affinché il mio corpo e la mia mente ricordassero in ogni minima parte di lui, quando mi sarebbe mancato.
Sdraiati sul suo letto ampio, le mie mani cominciarono a fare un percorso chiaro e preciso. Come una specie di domino, ogni centimetro di pelle andava memorizzata. E anche se indossava la sua veste sentivo la pelle reagire al mio tocco. Brividi scosse e ansiti dalla sua bocca impegnata nella mia. Intrecci, giochi e tanto amore.
-Edward…-

Riuscii a sospirare sulle sue labbra incatenandomi al suo sguardo.
-Dimmi Bella…-
I suoi occhi interrogativi scrutavano le mille smorfie del mio viso. Non sapevo come, ma dovevo chiederglielo per la millesima volta.
-Tornerai da me?-
-Non ti accorgerai neanche della mia assenza. Tu ed Alice avrete tante attività da svolgere che anche la sera quando ti coricherai non avrai tempo di pensarmi, ma la stanchezza prenderà il sopravvento e ti vincerà. Ma c'è un posto dove potrai andare se vorrai pensarmi e sentirmi proprio come ora. Sui nostri scogli amore mio. Nel nostro posto magico-
-Hai ragione, ma la paura che qualcosa o qualcuno ti allontani da me ogni tanto prevale sul mio giudizio e sulla mia innata negatività-
-Vinciamo comunque noi, amore mio, qualsiasi cosa porti questo viaggio, ricordalo-
-Torna a baciarmi…-
E così la nostra mattinata passò. Su quel letto. Su quelle lenzuola.
-Parto tra un paio di giorni, il tempo di prepararmi. Vorrei che Jacob ed Alice si stabilissero qua in mia assenza-
-Come preferisci, ma me la cavo benissimo anche da sola-
-Non sei sola, ricordalo-
-Sono tua, ma sono comunque abituata alla solitudine di queste rive-
Il viso di Edward cominciava ad indurirsi e mi decisi a cedere alla sua inutile richiesta.
-Io voglio la tua stanza. Voglio il profumo delle tue lenzuola su di me-
-Non è giusto. Io non ho nulla di tuo che mi ricordi la tua essenza-
-Semplice. Aspetta qui-
Corsi in camera mia, tirai fuori dal cassetto del mio armadio un foulard. Il foulard che usavo quando passeggiando in riva al mare sentivo quasi fastidiosa la brezza marina.
Lo spiegai e tornando in camera di Edward, glielo avvolsi al collo e tirandolo ne approfittai per rubargli un bacio.
-Questa è la mia essenza. La mia pelle e il mare-
Lui sorrise, prese il foulard e vi ci immerse il volto.
-Sa di buono, di fresco, di te-
-Sa di casa tua, ricordalo-

____
Il pomeriggio della partenza era arrivato. Il barcaiolo stava già caricando le borse di Edward. Alice e Jacob lo avevano salutato a casa lasciandoci quegli ultimi momenti solo per noi.
Un groppo alla gola mi accompagnava già da un paio di giorni, l'ansia di non rivederlo stava vincendo contro tutti i miei buoni propositi.
Mi sarebbe mancato.
Avrei sofferto la nostalgia in modo assurdo.
Avrei voluto piangere come una bambina e dirgli che non mi importava se i suoi genitori non avrebbero partecipato al matrimonio, ma per Edward era importante.
Avrei voluto stringerlo a me e non lasciare che si allontanasse, ma Edward voleva cambiare le cose.
Così feci l'unica cosa possibile, ciò che una brava fidanzata avrebbe fatto. Attendere su questa stessa spiaggia il suo ritorno pregando di rivedere quanto prima la prua.
-Bella, è l'ora, mi aspettano-
Una lacrima traballava tra le mie ciglia. Dentro me "non uscire… non uscire…" poi il suo indice sulla mia guancia a raccoglierla.
-Torno presto. Tienimi qua-
La sua mano sul mio cuore. Balsamo. Calmante. Ma per pochi attimi. Le sue labbra sulle mie in un bacio lungo ma casto. Non eravamo soli e non mi avrebbe messa in difficoltà di fronte ai miei compaesani o al vecchio marinaio. Quando lasciò andare le mie labbra d'istinto socchiusi le mie per assaporare il ricordo delle sue.
La sua figura di spalle che saliva sulla barca, sentivo già il gelo avvolgere le mie spalle.
La sua lontananza sarebbe stata una prigione, ma il ricordo del suo profumo su quel morbido cuscino mi avrebbe alleggerito le notti.
La sua mano alta al cielo a salutarmi. Un gesto morbido che sentivo trafiggermi. Alzai la mia, cercando di imitarlo, ma il mio braccio rifiutandosi a quel saluto si alzò solo per metà.
Passavano i minuti, la barca sempre più piccola, il mio umore sempre più nero, minuto dopo minuto. Poi una lieve brezza a ridestarmi da quella linea d'orizzonte che se lo era inghiottito. Dovevo rientrare. Dovevo preparare la cena e così distrarmi da questa pena.
Camminare sulla spiaggia a ritmo del rumore delle onde a infrangersi sugli scogli. "Tornerà presto e vi unirete in matrimonio" oppure "Sentirà anche lui la tua mancanza" o meglio ancora "Devo stare serena e non fargli pesare questa lontananza". La mia testa inneggiava a pensieri strani, affrettati e sconclusionati. Tanto che mi ritrovai di fronte alla porta di casa.
Alice mi venne incontro abbracciandomi.
-Mancherai tanto anche a lui. Ma doveva andare, lo sai vero?-
-Si Alice. La cosa strana sono io-
-Perché?-
-Non ho mai dipeso in questo modo da nessuno, neanche da mia madre-
-L'amore, ahhh che poesia… Cambia la vita. E cambia anche te-
-Oh Alice, che pena vederlo sparire. Ho paura di non rivederlo più-
-Ma che dici Bella??? Lui sta lottando per voi. Pensa a questo e le giornate passeranno in fretta. E noi due abbiamo tanto a cui pensare….la casa, il matrimonio e poi dobbiamo rifare le stanze per la notte-
-NO-
Alice al mio quasi grido sobbalzò.
-No perché voi dormirete nelle mia stanza e il letto è già fatto-
-Ahhh la mia romanticona. E raccontami, lui ha qualcosa di tuo? Io a Jasper…-
Il suo sguardo basso subito triste.
-Raccontami Alice che vi eravate scambiati?-
Cercai di farle capire che era normale ricordare il suo primo uomo, colui che avrebbe dovuto essere l'unico.
-Dai racconta, sono curiosa-
Con gli occhi lucidi mi raccontò del piccolo anello che lei aveva dato a Jasper e del fazzoletto imbevuto del profumo di Jasper che lei ancora custodiva gelosamente.
Passò tranquilla la cena, Jacob ci intrattenne visto i musi lunghi delle due donne di casa. Mi coricai presto. Sentivo il bisogno del suo profumo quanto prima. Era l'unico modo per arrivare al giorno dopo, quello dopo ancora sino al suo ritorno.

Toc Toc...
Ci siete ancora??
Lo spero... Ho dei ringraziamenti speciali da fare...
a Michela... e il suo continuo spronarmi...
Alla mia Fefy, ad Anto e alla piccola Sophie che è da poco entrata nella mia vita!!! Ti adoro piccolo ciclone mio!!! Fuck you!!!
A presto... Paola!!!
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