Premessa doverosa...
Questo e il capitolo successivo saranno chiarificatori
per poter proseguire e aggiungere un piccolo pezzo
del passato di Edward e della sua famiglia.
Un flashback per poter poi proseguire
ed accogliere il figlio illegittimo di Jasper...
Bene...
Vi lascio alla lettura e attendo di sapere cosa ne pensate!!!
Grazie per esserci sempre....

Questo e il capitolo successivo saranno chiarificatori
per poter proseguire e aggiungere un piccolo pezzo
del passato di Edward e della sua famiglia.
Un flashback per poter poi proseguire
ed accogliere il figlio illegittimo di Jasper...
Bene...
Vi lascio alla lettura e attendo di sapere cosa ne pensate!!!
Grazie per esserci sempre....

Dal Cap. 29...
Dapprima colpetti leggeri quasi a non disturbare ma, non avendo fiato e dovendoci ricomporre dall'intensa attività provata, ci mettemmo più del previsto a rispondere, tanto che sentimmo bussare una seconda volta con più forza.
-Edward, Isabella, devo chiedervi di aprirmi, sono Charlie, ho bisogno di parlarvi. Alice…-
...
Era Charlie, era agitato, ma, come pronunciò il nome di mia sorella, corsi ad aprire.
-Alice è partita, è scappata; Jacob sta cercando di raggiungerla al porto…-
Mi vestii di corsa, salutai Isabella e fuggii a mia volta verso il porto, ma era già partita. Alice aveva intenzione di affrontare i nostri genitori da sola. Non potevo permettere che quel mondo austero e impoverito di sentimenti la inghiottisse di nuovo….non era ancora abbastanza forte per tutto questo.
La nave successiva salpava il mattino seguente, sarebbe stato troppo tardi.
-Charlie, aiutatemi. Devo trovare un modo per raggiungerla-
La mia supplica si fece luce nel volto di Charlie che mi fece cenno di seguirlo e, correndo, arrivammo in paese.
Un volta di fronte ad un’umile portoncino cominciò a bussare così forte che pensai la porta non reggesse la sua irruenza.
Aprì un piccolo uomo che avevo visto poche volte in chiesa.
-Mr. Lawrence abbiamo bisogno di lei e della sua imbarcazione-
-Ma è notte inoltrata, non abbiamo molti riferimenti…-
-Mr. Lawrence, sono Padre Edward, non la disturberei se non fosse più che necessario, mi rendo conto dell'ora e saprò ricompensarla appena rientrerò a St. Agnes, ma ora mi creda, ho la necessità di arrivare a Londra quanto prima-
-Oh Padre, non l'avevo riconosciuto. Datemi il tempo di vestirmi e partiremmo quanto prima-
-Saprò sdebitarmi-
-Non deve Padre, basterà una preghiera ed io sarò ripagato, ora andiamo…-
Ci incamminammo di nuovo verso il porto, salpando fissai indietro. Ancora una volta avevo lasciato Isabella. Ancora una volta mia moglie mi dimostrava amore e comprensione. Era perfetta ed era toccata a me, che in tutti questi anni di lotte per la mia sopravvivenza avevo creduto di andare avanti solo per me stesso, perché meritavo di svolgere il mio credo, la mia passione, e invece era bastato un incontro, qualche chiacchiera a scaldarmi davanti ad un camino e di colpo l'illuminazione. Con qualche pensiero di troppo, ma il mio cuore aveva già scelto….sapeva. Con i giorni ne ebbi la certezza, adoravo la sua ingenuità, il suo rossore ad ogni mio sguardo più profondo, il suo perdersi durante le nostre letture. Era ciò che avevo da sempre fantasticato, ma mai cercato. E lei mi era caduta addosso come un frutto maturo che cade dall'albero. Pronta per me, per essere amata ed onorata. Ma la mia famiglia era lì, come un tarlo ad insinuarsi, sempre. Nel bene o nel male, quando le cose viaggiavano serene, arrivava qualcosa o qualcuno a disturbare la nostra quiete.
La piccola imbarcazione si allontanò a poco a poco dalla mia vita, ed il mio cuore cominciò a battere impetuoso, quasi volesse uscire dalla mia cassa toracica e raggiungere il piccolo porticciolo.
-Non starò troppo lontano da te, amore mio. Sei ossigeno per i miei polmoni-
Pensai egoisticamente a voce alta.
-Padre tenga questa coperta, rischia di ammalarsi altrimenti -
Che serenità che c’è in questa piccola isola. Tutti si rispettano, si conoscono e si aiutano a vicenda. Forse, i miei genitori, farebbero bene a vivere tra questa gente; la loro umiltà d'animo riusciva a toccare anche il più chiuso dei cuori, anche se con i Cullen era realmente complesso.
Un abbraccio caldo, una sensazione familiare; ero avvolto nel calore delle braccia di Isabella e non ricordavo di esserle accanto. Ma la luce albeggiante rispecchiata nel mare mi fece riaprire gli occhi. La calda coperta ed il dolce ricordo di mia moglie mi avevano illuso, e all'improvviso era tornato il freddo ad avvolgermi. Il gelido vento della lontananza era arrivato intorbidendo tutti i miei sensi. La consapevolezza della distanza da lei stava generando il senso di abbandono, malinconia, tristezza e solitudine. Mi stava impedendo di avere un suo sguardo, accrescendo la voglia di stringerla tra le mie braccia.
-Padre siamo arrivati, la devo attendere al porto o tornate con altri mezzi?-
-No, Mr. Lawrence lei ha fatto anche troppo, torni a casa, non so quanto mi dovrò fermare-
Arrivai a Villa Cullen, non ero riuscito a raggiungere Alice, ma come entrai udii toni concitati provenire dalla sala dei camini. Entrai senza farmi annunciare.
Mi guardai attorno.
Mia madre con mio padre erano seduti accanto al camino, fissando a vuoto lo spazio tra loro e mia sorella, che si trovava poco distante da me, dalla parte opposta della stanza. Con mio stupore notai una quarta figura. Mio fratello Emmett, ma sorvolai su di lui. Alice era il mio unico pensiero adesso.
-Alice!-
Il mio era un rimprovero e quasi la spaventai, ma pentendomi del gesto cercai di avvicinarmi per abbracciarla. Dapprima si ritrasse per poi lasciarsi andare nel nostro abbraccio fraterno.
-Edward, come mai da queste parti?-
La voce algida di mia madre mi fece voltare verso di lei, Emmett si accostò alla sua seduta e le mise una mano sulla spalla. Era il suo modo di farmi capire che ancora una volta era dalla loro parte.
-Mi avete coinvolto in questa faccenda, volendo proporre a mia moglie di accettare una situazione illegittima-
-Edward, era solo per il bene del bambino-
-Per il vostro bene, per il vostro rango e per la vostra ascesa tra le nobiltà londinesi-
-Edward, non rispondere in questo modo a tua madre-
-Fermi tutti, ora parlerò io. Edward mi ha seguita per proteggere me ed il mio futuro figlio, ma sappiate bene tutti quanti che se anche Jasper ha sbagliato nei miei confronti, ma in tutta questa brutta storia l'unica verità che conta è che a suo modo mi ha donato la maternità, per voi sarà difficile comprendermi, per questo, firmata l'adozione porterò il piccolo Jasper a St. Agnes, dove troverà amore, perché io e Jacob ci sposeremo e saremo un'unica famiglia-
Quando finì il suo discorso si aggrappò con le mani alla mia schiena rimanendomi abbracciata. Aveva grinta ma doveva prendere forze anche da me per affrontare la rabbia ed il gelo che aleggiavano in quella sala.
-La tua scelta, la vostra a quanto pare, vi terrà fuori da questa casa-
Con queste parole nostro padre uscì dalla stanza.
-Alice, ragiona, non puoi andartene via di qua senza dote-
-Posso, posso farlo, e se anche non avessi i mezzi per andare avanti non esiterei comunque a lasciare questa farsa di casa-
-Edward, fai ragionare nostra sorella-
-Tu parli?? Tu che hai evitato questa casa finchè Edward ed Isabella si trovavano qui??-
-Stavo piangendo la morte di mio fratello Jasper, preferendo il fronte a Londra-
-Edward è tuo fratello, io sono tua sorella. Jasper era mio marito e mi ha tradito, prima lasciandomi sola per andare in guerra poi scoprendo che nel frattempo aveva una doppia vita. Dovresti piangere per lui, ma non per amore fraterno, per pena, per vigliaccheria, per incapacità nel portare rispetto ad una moglie. Ma deduco che per te siano concetti di difficile comprensione. O sbaglio Maggiore Cullen?-
-Non sbagli, vedo che nonostante tutto la sagacia non si è affievolita…-
-Mi devo difendere, l'ho sempre fatto, quando credevamo che questa mura erano la nostra difesa, il giusto luogo dove crescere… Ebbene fratello, dovresti aprire gli occhi e seguirci. Edward aveva visto lontano già da tempo, e per questo lo avevamo escluso, sbagliando. Emmett avrai bisogno forse di capirlo, spera solo che non sia troppo tardi!-
-Alice non ti permetto di parlare in questo modo dei tuoi genitori, vi abbiamo cresciuti, dandovi la possibilità di avere un futuro, una posizione in società, nonostante i vostri mille errori, ma abbiamo svolto la nostra attività genitoriale! Per cui ti prego di recuperare ciò che dici ti appartenga e lascia per sempre questa casa. Questo vale anche per te, Edward-
Il volto di Alice dapprima impassibile, divenne serio e rassegnato.
-Dov'è mio figlio?-
-In camera tua-
-Bene. Edward andiamocene-
Salimmo verso la zona notte e, davanti alla porta della sua stanza, Alice esitò un po’.

-Il buon Dio saprà guidarci. Ora raggiungiamo il piccolo. Dobbiamo andare dal Vescovo a firmare le carte e poi, quando sarai pronta, torneremo a casa-
Le carezzai la schiena e la feci entrare nella camera.
Un piccolo letto con sponde carico di pizzi.
-Non sei curiosa?-
Alice si era pietrificata appena entrata in stanza.
-Sarò all'altezza?-
-Mi è bastato vedere con che grinta hai affrontato i nostri genitori poco fa-
-Penso sia diverso-
-È l'amore che ti ha fatto parlare. È la voglia di difendere ciò che ti appartiene in ogni senso, che ti ha fatta reagire così. Sono fiero di te, dolce folletto mio-
L'abbracciai forte e le baciai più volte la testa ad incoraggiamento.
-Ora tuo figlio ti attende, per cui corri da lui, è stato solo fin troppo tempo-
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