Io non capivo molto dell'amore, ma sapevo che se Edward mi voleva accanto anche solo per qualche effusione, io dovevo esserci.
E così feci. Passammo le giornate precedenti all'arrivo di Alice nel silenzio. Solo le sue mani mi parlavano, cercandomi e avvolgendomi in caldi abbracci ogni volta che ne sentiva il bisogno. Mi piacevano questi suoi momenti, cercavo di godermeli il più a lungo possibile.
Una mattina Edward tornò in casa brandendo tra le mani una lettera. La madre. Annunciava la partenza di Alice per la settimana successiva. Ora tutto sarebbe cambiato. Lo leggevo nei suoi occhi, così tristi a chiedermi perdono per ciò che sarebbe avvenuto. Non capivo a cosa era dovuta questa sua pena. Mi aveva fatto conoscere l'amore e lo avrei atteso, anche a lungo, se fosse stato necessario. Non mi importava avere un ruolo marginale in questo suo momento. Avrei aspettato.
Dopo aver letto la lettera a voce alta si avvicinò e mi abbracciò. Un sospiro fuoriuscì dalle sue labbra appoggiate ai miei capelli.
<Edward andrà tutto bene.>
Le sue mani cercarono il mio viso.
<Tu starai qui con me vero?>
<Si. Ma di cosa hai paura Edward?>
<Vuoi la verità?>
<Certo…>
<Mia sorella mi porterà via del tempo da te, da noi.>
<No Edward. Affronteremo la situazione assieme, e se lei avrà delle difficoltà, io sarò comunque qui accanto a te ad aspettare che tutto si plachi.>
<Oh no Isabella. Non posso permetterti inutili sofferenze, non sono nessuno per pretendere che tu subisca la mia situazione familiare.>
<Con te. Sempre.>
E lo baciai.
Avremmo avuto il nostro futuro a rassicurarci dopo questo momento di lontananza forzata. La forza delle nostre anime avrebbe vinto contro il tempo. Avevo bisogno di crederlo e anche lui doveva trovare forza in questo.
____
Edward lo passò al piano il resto della mattinata, suonando quelle note così dolci, così toccanti che non potei che lasciarlo solo. Mi sembrava di spiare un momento tutto suo. Lui, il piano e le sue paure.
Decisi di uscire. Avevo bisogno di dar sfogo ai miei pensieri. Cercare un posto solo mio per liberare la mente.
La mia costa. Il mio momento di solitudine, l'unico luogo dove mi era concesso vagare con la mente.
A piccoli passi arrivai a destinazione. Il mare era ancora minaccioso nonostante le schiarite del cielo, ma a me piaceva anche così mosso. Le onde mi ricordavano grandi mani pronte a portar via tutto ciò che era inutile o brutto dalla mia vista. Se qualcuno avesse letto il mio pensiero mi avrebbe dato della visionaria. Il mio modo di guardare le cose attorno era oramai irrimediabilmente contagiato e nessuno sembrava comprendere questo mio lato "fantasioso".
Passeggiai a lungo facendo avanti e indietro sul bagnasciuga per non allontanarmi troppo. L'effetto rilassante che subivo, il rumore continuo delle onde, lo sfrigolio della sabbia sotto i piedi. Tutto mi trasmetteva pace.
Da subito la mia mente si liberò dei pensieri negativi. Cosa poteva mai distaccare la mia anima da quella di Edward? Cosa avrebbe mai potuto separare due anime bisognose l'una dell'altra? In fondo la sorella stava soffrendo per amore e avrebbe accettato l'amore che il fratello mi riservava. Erano paure inutili, paure da innamorati.
Lui era diventato il mio mondo, il centro di tutto.
Avevo trovato quel conforto particolare tra le sue braccia, quello di cui mia madre mi parlava in continuazione. "Quando arriverà l'amore piccola mia sarà come essere trasportati verso quella persona con la forza di mille uragani, e tu potrai provare a lottarvi contro ma non vincerai mai contro l'amore. Si può solo cedere e fare si che duri per sempre. Può non essere facile, può diventare anche una battaglia, ma tu non avrai mai la forza necessaria per lottare contro di esso. So che molte madri combinano matrimoni pensando al bene delle proprie figlie, e forse dovrei pensare al tuo futuro facendo si che tu possa accasarti con un marito che possa garantirti quello che io non riesco a donarti con il mio umile lavoro di perpetua, ma se il bene vuole dire legarti a qualcuno che non desidera il tuo cuore non riesco. Tu piccola mia sei al mondo, tu regoli le tue scelte, tu affronti il tuo cuore, così lascia che lui ti parli. Lascia che ti indichi la strada giusta, seguila e sarai felice."
Forse la mia particolarità nelle scelte di tutti i giorni l'avevo ereditata proprio da lei. Una madre singolare ma dedita al mio bene e al mio futuro.
Fissai le onde, fissai il mare e mi persi a sorvegliare la singolarità del loro movimento. Ecco cosa mi accomunava al mare. La singolarità, l'originalità del suo essere.
Mi sedetti e cominciai a pensare ad un passo letto qualche giorno prima con Edward durante una lezione di letteratura.
E scrissi sulla sabbia le parole:
"Non aver paura. L'isola piena di canti, di suoni e di dolci melodie che dilettano e non fanno male. Qualche volta mi ronzano nelle orecchie migliaia di strumenti pizzicati e qualche volta delle voci, che, se anche mi sono allora allora svegliato da un lungo sonno, mi fanno addormentar di nuovo. Allora nel sogno mi pare che le nubi si aprano e mi mostrino dei tesori pronti a rovesciarsi su di me, in maniera che quando mi sveglio, piango per voler sognare di nuovo."
Era così semplice per me ricordare lunghi passi appena letti, mi immergevo in quel mondo e rischiavo ogni volta di non tornare a galla. Ma questa volta fu più semplice del solito. Venni ridestata dalla sua voce.
<Bella…>
Mi voltai, il suo sguardo era buio e mi alzai di colpo. Sventolava un pezzo di carta, e correva venendomi incontro.
<...Bella…>
Rimasi fissa nei suoi occhi sconvolti.
<...Bella… Dobbiamo correre in paese. Tua madre…>
<Mia madre cosa?>
Presi la lettera.
Era del Dr. Masen, mi scriveva che la mamma stava peggiorando. Aveva preso una freddura ai polmoni e che la febbre l'aveva vinta ormai da giorni.
No.
Non potevo vaneggiare sull'amore e lei rischiare di morire.
<Edward devo andare.>
La mia voce era ridotta ad un sibilo. Tremava dalla paura.
<Bella lascia che ti accompagni da lei, poi tornerò indietro. Permettimelo.>
Annuì con la testa, ma dentro era il vuoto. Non riuscivo a pensare.
<Bella ascoltami, sono con te, ti aiuterò, vi aiuterò e il Dr. Masen si sta già occupando di lei. Ora calmati e andiamo subito in paese.>
Non proferii parola, lo seguii. Fu l'unica cosa che in quel momento il mio cervello riuscì ad elaborare.
Mia madre, la mia fonte di vita, l'unica al mondo che mi aveva mai capita. No. Non poteva. Non doveva.
<Bella, se la caverà. Ora avrà te accanto.>
Le sue braccia pronte a scaldare il mio corpo raggelato di colpo.
<Guarirà…>
<Ho paura Edward.>
<Non sei sola, non siete sole.>
Quando arrivammo a casa di mia madre il dottor Masen ci venne incontro.
<Miss Isabella Vostra madre vi aspetta, ma fate piano, sta riposando, le ho dato un antipiretico, ha bisogno di assoluto riposo.>
Lasciai in soggiorno Edward e il dottore e corsi da mia madre.
Quel letto sembrava immenso e il suo corpo così esile che rischiava di sparire.
La sua fronte era imperlata di sudore e la sua bocca lasciava corti e continui respiri.
Debilitata e pallida.
Era l'ombra della mia gioiosa mamma.
Mi sedetti accanto al letto. Dalle lenzuola usciva solo il suo volto.
E lasciai di nuovo ai miei pensieri di fluire e di dare spazio alla tristezza.
Piccoli singhiozzi silenziosi sfogarono sul mio sterno e sulle spalle.
Dovevo calmarmi, non doveva vedermi così se si fosse svegliata.
Una mano sulla spalla.
<Bella, ha bisogno di saperti capace di reagire ad ogni eventualità.>
Mi voltai, Edward era ancora qui, mi ero dimenticata dei miei due ospiti nel soggiorno.
<Il Dr. Masen torna prima di cena per controllare ed eventualmente, replicare con le medicine>
Placai i singhiozzi…
<Tu… Tu devi tornare in parrocchia…>
<No. Io sto qua a vegliare sull'anima di tua madre. Bella devi farti coraggio.>
Non capivo cosa mi stesse dicendo.
<Edward, dimmi che cosa ti ha riferito il dottore.>
<Vieni andiamo in soggiorno. Lasciamola riposare.>
Mi porse la mano e lo seguì.
Mi fece accomodare sulla poltrona davanti al camino.
In casa non c'era nessuno ma sapevo che Jacob e Charlie erano nei dintorni. Il Dr. Masen mi aveva informato nella lettera che non avevano abbandonato mia madre neanche per un solo giorno dalla mia partenza e questo mi aveva creato rimorso per non essere stata accanto a lei, ma sollievo perché non era mai stata sola.
<Bella…>
Si inginocchiò di fronte a me e prese le mie mani nelle sue.
<Bella ascolta le mie parole. Ci riesci?>
Lo fissai cercando di capire dagli occhi ciò che non volevo sentirmi dire.
<Tua madre ha un polmone già collassato, per questo motivo respira a fatica.>
No. Non mia madre.
<Il Dottore sta facendo il possibile. Purtroppo il fisico di tua madre non risponde alla cura>
No. Non portarti via mia madre.
<Sperava chiamandoti al suo capezzale di poter avere una reazione>
No. Ti prego prendi me.
<Ma è tardi. La visita di ieri sera ha confermato che le medicine sono solo palliativi e che dobbiamo arrenderci alla volontà del Signore.>
No. Mai.
Lasciai le mani di Edward e corsi in camera, verso quel corpo che doveva rianimarsi ad ogni costo.
<Mamma ti prego… Ascoltami… Ascolta la mia voce. Sono sola. Non ho che te. Come potrò mai resistere a tutto questo? Mamma ti prego…>
E piansi.
Piansi tanto da trovarmi assopita con la testa sul letto di mia madre. Ero rimasta in ginocchio e ora ne risentivo.
Edward era li.
Non mi aveva spostata ne mossa, ma pregava.
Quando notò i miei movimenti si avvicinò e mi aiutò ad alzarmi.
<Vuoi una tazza di the?>
<No Edward grazie.>
<Andiamo di là, hai bisogno di lavarti il viso, tra poco il Dr. Masen sarà di ritorno, non vorrai mostrarti in lacrime giusto?>
Dovevo sembrare un mostro. Acconsentii all'aiuto proposto da Edward e lo seguii.
Scaldò dell'acqua e la versò nella bacinella della toeletta e mi passò il panno di lino.
<Io sono con te…>
Soffiò alle mie spalle.
Aveva ragione.
Avevo lui.
Ma non sarebbe mai bastato.
Tra me e mia madre c'era molto di più di un semplice legame genitoriale.
Era la mia ancora di salvezza, vivevamo in simbiosi e non era accettabile che una delle due si staccasse. No.
E piansi ancora.
Questa volta Edward non rimase fermo. Mi si avvicinò piano piano e mi abbracciò. Mi strinse a sé. Io non potei che essere sopraffatta dai suoi gesti abbandonandomi a lui. Avrei sentito meno dolore? Non lo so. Ma lì, tra quelle braccia mi sentivo un pochino meno sola.
Lui mi dondolava cullandomi, baciandomi il capo e le sua mani a scaldare la mia schiena.
Era tutto così naturale per noi.
Ma in quel momento sentivo solo il bisogno mi stesse accanto.
<Sono felice che tu non sia tornato in parrocchia, mi fai sentire meno sola.>
Riuscii a dire quando i singhiozzi si calmarono.
<Sono qua per questo.>
Rimanemmo così per un po’, non so dire quanto, ma abbastanza per rilassarmi e darmi tempo di calmarmi per ricevere il dottore.
Sistemai casa, quel poco che era stato utilizzato in questi giorni. Il tutto mi dava una profonda tristezza.
Fino a qualche tempo prima era piena di vita, eravamo noi due sole, ma in casa c'era sempre una delle due che leggeva o recitava o addirittura canticchiava, ma ora no. Non era più così.
Era silenzio.
Fino a che non udii un rumore di passi al di là della porta.
Quando bussarono Edward andò ad aprire.
<Venite, entrate in soggiorno>
Il dottore mi si avvicinò.
<Isabella, mi dispiace essere qua per una cosa così triste e vorrei poter visitare vostra madre e dirvi che se anche sarà lunga si rimetterà, ma non è così semplice. Si è svegliata nel pomeriggio?>
<No Dottore. Mai.>
<Vede Isabella, le medicine aiutano poco e il corpo debole di vostra madre non reagisce più>
<Si Dottore, Padre Edward mi ha spiegato ciò che gli avete comunicato oggi.>
<L'ultima mia speranza era un suo risveglio al vostro arrivo. Speravo che sentendovi accanto si ridestasse.>
Erano le sue ultime ore. Era stato previsto così dal Signore. Lo sconforto per la realizzazione di questo pensiero mi cadde addosso come un grosso macigno.
Mi dovetti sedere e cercare di non avere di nuovo reazioni incontrollate.
Sentii la mano di Edward stringere la mia chiusa in pugno. Mi si era avvicinato. Era lì con me, me lo aveva promesso.
<Isabella vado a visitare vostra madre, voi aspettatemi qua. Ve ne darò resoconto.>
E con un cenno gliene diedi il permesso.
<Io sono qua con te. Ricordalo. Troveremo conforto nelle parole del Signore.>
<Vorrei avere la tua fede Edward mi serve tutta ora!>
<Io sto qua con te… Non ti abbandono!>
Sospirai e ringraziai Edward carezzandogli le mani con le mie.
<Miss Isabella, forse è il caso che Padre Edward le dia l'ultimo sacramento.>
Quelle parole mi spezzarono il cuore in due.
<Miss Isabella se vuole aspettare basta che me lo dica, ma visto le parole del dottore forse è il caso di andare da vostra madre.>
Edward tornò a parlarmi in modo formale. Non eravamo più soli.
<No Padre andiamo.>
Quella notte, dopo l'estrema unzione, donai a mia madre le ultime mie cure, carezze e lacrime.
Edward e il dottore rimasero con me fino all'ultimo respiro di mia madre e questo mi fu di grande aiuto.
Il giorno successivo mentre ricevevo la visita da parte della gente del villaggio, Edward svolse al posto mio il compito di organizzare il funerale.
Fu tutto molto caotico. Non ebbi nemmeno tempo di ragionare su ciò che era successo fino a quando Edward mi scosse dai miei pensieri e mi accompagnò in quella che era la mia camera, chiese ad una comare del paese di aiutarmi a cambiarmi, lavarmi e farmi riposare.
Era con me. Sempre. Me lo stava dimostrando in questi giorni così difficili per me.
Era con me. Non mi avrebbe mai lasciata sola.
Era amore quello che ci univa.
Ma in questo momento non bastava a colmare il dolore che provavo per l'assenza di mia madre.
Avrei voluto salutarla un'ultima volta guardandola negli occhi, ma so che sarebbe stato forse più doloroso, forse più per lei che per me. Purtroppo, dovevo accettare questo duro e infame destino.
Il pezzo è preso dall'opera di Shakespeare "La Tempesta" |
Come sempre ringrazio @Katy71 per le correzzioni e anche molto rapide che mi concede e che ci permette di leggere del nostro parroco preferito e @stefy per l'apporto fotografico del divino!!!
Grazie Donne!!!
1 commento:
Sinceramente questa volta non ho parole per descrivere come mi sento... hai smosso dentro me delle emozioni che non provavo da tempo e che ti ringrazio perchè per quanto dolorose possano essere sono qui parte di me, grazie perchè tutte queste emozioni mi scaldano il cuore. Hai scritto delle cose meravigliose, complimenti amica mia.
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