sabato, settembre 15

Pensieri e parole - parte 1...






Un regalo per Voi mie anime pie....

Sono convinta di ricevere qualche pomodoro!!!

Ma correrò il rischio!!!!

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Alice.
 



Mia madre che va dal sarto con Isabella.
Mia madre che si complimenta con Edward per la futura moglie.
Mia madre che da, quando ho varcato la soglia di casa Cullen, non mi ha degnato di uno sguardo.

Mi madre che davanti a Jacob ha voltato lo sguardo, non si è presentata e non ha voluto sapere la natura del nostro rapporto.
Mia madre!

Questo viaggio però non riguarda me…...Edward e Isabella.

La conoscenza della futura sposa; una dolce ed impaurita ragazza di periferia, inghiottita in un mondo immaginario per lei, fino a pochi giorni fa.

Vedo la paura di Isabella riflessa in ogni suo piccolo gesto, nel suo modo di allontanare le occhiate indiscrete, il suo corpo che arretra nei confronti dell’interlocutore, addirittura più visibile nell’impaccio quando il suo saluto è destinato a persone a lei sconosciute. Non è il suo mondo, e forse…….non è neanche il nostro.

Mia madre ha sempre desiderato questo tipo di vita, feste, gente importante, proprio come oggi, per la festa di fidanzamento di Edward e Isabella. Questo genere di vita assicura un futuro al nome della famiglia e dei figli, a patto che ci si annulli per seguire le persone in voga in quel momento o si debba strisciare ai piedi di chi conta, combinando matrimoni, magari quando ancora questi poveri bambini sono ancora nel grembo materno. 




A me in fondo era andata bene con Jasper. Ci amavamo, tanto, e non era stato difficile accettare la scelta che Carlisle aveva fatto per me. Avendo portato a casa Jacob non sapevo cosa aspettarmi, il gelo che mia madre sapeva emanare sapevo reggerlo proprio come lo sguardo indignato e deluso di mio padre. Erano una costante nei loro rapporti con i figli. Gelo e rispetto. Quasi quasi potrei scriverne un romanzo in pieno stile “Austen”.

Il mio scopo, in questo momento ed in questa casa, è di aiutare la mia futura cognata, preservandola dalle cattiverie gratuite della gente che la frequenta, e tra qualche giorno torneremo felici e sereni a St. Agnes.

Non avrei mai pensato prima di oggi di poter pensare che io, Alice Cullen, la reginetta delle soirée, assidua frequentatrice delle sartorie più costose della città, avrebbe un giorno preferito accompagnare Jacob a sistemare l’orto piuttosto che passare il tempo passeggiando con lui in riva al mare.

Una nuova Alice, poco gradita alla “crème” di Londra, ma alquanto gradita da chi per me ora conta più della mia casata. Il mio futuro marito.

Mia madre è dalle sei del mattino che si adopera affinché tutto sia in ordine. La casa alle otto è già uno specchio. In ogni camera destinata a noi “ospiti”, ha fatto recapitare abiti puliti di lavanderia e biancheria nuova. Jacob si è sentito in difficoltà, trovando tutto, anche l’abito da sera nuovo.

-Vuole solo far buona impressione, d'altronde il vescovo sarà tra gli ospiti-

Nelle parole di Jacob c’era tutta la verità della mia gelida madre, l’impatto iniziale ed estetico era prioritario rispetto alla conoscenza dell’animo umano.

Questa era mia madre.

Edward aveva sempre avuto ragione. Lui che se ne stava lontano dai piaceri terreni, cercando una pace profonda e interiore.

Mio fratello aveva sempre saputo quale strada scegliere senza poi preoccuparsi del giudizio altrui, capace di guardare oltre le apparenze e seguire la propria coscienza.

Deciso e sicuro anche se spesso emarginato. Anche dai suoi fratelli, ma questo non gli aveva impedito di proseguire con la sua vita e le sue scelte.

In questi lunghi giorni che precedono le sue nozze, i suoi occhi hanno una luce nuova, un bagliore diverso. Mi ricorda tanto lo sguardo di Jasper il giorno delle nostre nozze. Il mio Jasper, il mio adorato e tanto spericolato Jasper.

La guerra ci ha diviso, ma una parte del mio cuore è rimasta con lui, con il suo amore per la sua moglie tanto folle e dal regime di vita sfrenato. Vorrei sapere ora che pensa di me. Vorrei sapere se sia fiero di me. Ho ripreso la mia vita, ho perso tutto e ora sono di nuovo in piedi, grazie all’uomo con cui divido casa e anche il letto.

Jacob è un uomo rispettoso di me e della mia privacy, nella casa di Isabella dormiamo in stanze separate. Ricordo la notte in cui l’ho amato nel modo più completo. Era già una settimana dal trasloco e cominciavo a sentirmi a mio agio per quelle stanze.




Quella sera eravamo stati a cenare da Isabella e Edward, ci avevano raccontato delle necessità di Edward di andare a Londra per parlare con i nostri genitori delle sue intenzioni sul matrimonio. Isabella arrossiva ogni qualvolta Edward la sfiorava con lo sguardo. Erano divenuti molto intimi e si percepiva la carica emotiva, e forse qualcosa in più. Edward ci spiegò che durante la sua assenza avremmo dovuto vegliare su Isabella fino al suo ritorno, e che poi avremmo organizzato un matrimonio. Ero già pronta ad aiutare Isabella, soprattutto per quanto riguarda abiti e addobbi.

La sera, tornando in paese, mi prese un po’ di malinconia, non so tutt’ora il motivo, ma so che fu dura andare a letto sola. Dopo che Jacob andò a letto, mi accovacciai a fianco del camino ancora scoppiettante e cercai un buon libro che mi facesse compagnia.

Non volevo farmi vedere triste da lui, non volevo si preoccupasse.
Mi addormentai e non so da quanto, ma sentii le forti braccia di Jacob sollevarmi e portarmi nella mia stanza.
Mi baciava la fronte, mentre il suo profumo di uomo m’invadeva le narici. Poggiò il mio corpo sul letto con delicatezza, non mi mossi, mi volevo godere quelle coccole, ma quando lasciò che le sue braccia si staccassero dalla mia schiena e dalle mie gambe sussultai e lo abbracciai circondandogli il collo.

Dapprima lo trovai sorpreso, ma poi si lasciò abbracciare in qual modo così intimo.

-Stai con me questa notte-

La mia voce uscì senza comando in modo lieve e quasi supplicante, ma la mia voglia di lui esplodeva.

-Alice…-

Jacob era combattuto ma lo trascinai a sdraiarsi accanto a me.

Carezzai il suo petto procace e duro come roccia, fissandolo negli occhi e cercando di fargli capire quanto lo desiderassi.

Lui, preso dalla stessa frenesia, allontanò le lenzuola e cominciò ad accarezzare la mia coscia. Il calore della sua mano fece vibrare il mio corpo tendendolo come corda di violino. La mia voce però espresse tutto il mio desiderio, cominciando a gemere in modo al quanto esplicito. Il nostro incontro era solo all’inizio e già sentivo le farfalle allo stomaco.

In modo più audace scesi con le mani sbottonandogli la camicia, riuscendo a carezzagli tutto l‘addome.

Lui, dal canto suo, scrutava con mano il mio corpetto, arrivando al mio seno e stringendolo in maniera desiderosa.

Inarcai la mia schiena provando mille brividi in uno. Il calore delle sue mani mi eccitava in modo incredibile.

Quando tornai in me, decisi di controllare il suo volto e capire se anche lui fosse eccitato quanto me.
Le sue labbra aperte a cercare ossigeno, gli occhi socchiusi ad immagazzinare ogni piccola sensazione, era splendido e destabilizzante.

Portai le mie mani dietro la mia schiena e slacciai il corpetto, Jacob seguì le mie mani fissando il suo sguardo sul mio. Slacciò ogni singolo nastro aumentando la mia voglia, allargò piano piano il corpetto sino a renderlo ingombrante e inutile. Scese a baciarmi il collo, baci umidi e poco casti, e con le sue mani mi spogliò. Rimasi nuda ai suoi occhi. Occhi bramosi. Cercò il mio consenso e quando lo ebbe, si fiondò a vezzeggiare il mio seno. Lo presi per i capelli facendo affondare il suo viso sulla mia pelle, era su di me ma non mi bastava. Le mie cosce cominciarono a muoversi da sole cercando sollievo, ma non calcolai la voglia di Jacob. Mi fece sdraiare sulla schiena, senza mai staccare le sue labbra dal mio capezzolo, e quando mi fu sopra divaricò le gambe facendomi sentire la sua voglia. Cominciò a strofinarla sul mio bacino, facendomi inarcare cercandolo. Cercai i suoi pantaloni e slacciando la cintura li feci scivolare alle sue caviglie aiutandomi con i piedi. Lui si alzò e tirò via il mio abito lanciandolo sul pavimento, ma non si fermò. Carezzò il lino delle mie mutande e sorridendomi le fece scivolare lungo le mie gambe. Tremavo ma ero felice di questo nostro momento.

Lui mi guardò e si accasciò nuovamente su di me.

-Siamo oltre, ma se non ti senti sicura e pronta, aspetterò Alice-

-Amami Jake-

Fu l’unica cosa che riuscii a dire prima di sentirlo in me, dentro di me.

Mi spiazzò la realtà della constatazione, era perfetto per me. Eravamo complementari, e perfetti assieme.

Mi sentii irrigidire ogni muscolo provando un piacere unico ed estremamente potente, così potente da sentirlo gemere e urlare il mio nome in modo roco e flebile per lo sforzo.

Sentivo il suo membro pulsare dentro di me, facendomi gemere ancora, e ancora fino a che anche lui venne. In me. Con me.

Che momento, era tutto azzerato, tutto voluto, ma inaspettato.







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