sabato, ottobre 6

Alla Luna...


 


Il mattino seguente il nostro ritorno, Alice e Jacob accompagnarono al porto il parroco sostituto e Charlie con loro tornò in paese. Io decisi di disfare le nostre valigie, sistemando poi casa e magari preparando un buon pranzo genuino per il mio sposo.Cercai di sistemare il tutto senza far troppo rumore, Edward si era chiuso nello studio senza avvisarmi.
 
"I suoi tempi" pensai.

Così lo lasciai tranquillo.

Scesi nell'orto, c'erano verdure a volontà. Charlie aveva custodito la nostra "reggia" in modo egregio. Colsi i pomodori rosso fuoco, delle patate e qualche altro vegetale. Davanti ad un buon minestrone avrei raccolto il suo sorriso. Mi era mancata la routine dei nostri giorni. Il potermi dedicare a lui, cucinare e leggere con lui.

Bussai alla sua porta.

Nulla.

Riprovai, chiamandolo.

-Ti ho preparato brodo caldo, ti prego, pranza con me-

Non vi fu risposta e un po’ mesta me ne andai di nuovo verso la cucina. Avevo paura di questo suo silenzio. Dovevamo vivere la nostra luna di miele e invece eravamo in silenzio e distanti. In quel momento mi venne in mente un passo di un sonetto che avevamo letto assieme…

"Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai"

No Edward, il mio amore per te non vacilla mai. È dentro ogni mia vena, sei in me, sono tua e aspetterò il momento in cui avrai di nuovo bisogno di me. Questo è essere compagni di vita, questo ci siamo giurati davanti a Dio. Il mio amore per te è sconfinato e non vacilla amore mio. Sono qua per sorreggerti, che sia nel silenzio assoluto o sconforto causato dal dolore. Sono qui per te.

Il calore del suo abbraccio mi portò subito a distogliermi da questi pensieri. Le sue labbra al mio orecchio.

-Scusami Bella, scusa le mie mancanze, i miei silenzi-

Mi voltai verso di lui come scottata nell'anima dalle sue parole.

-Oh Edward, non devi chiedere scusa, io sono qui accanto a te, sempre-

Lo abbracciai avvicinandomi di più a lui. Le mie mani al suo collo, lo tirai verso di me.

-Sono tua, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore…-

E lo baciai, in modo passionale e peccaminoso, ma non mi scansò. Approfondì il bacio staccandomi dal lavabo e portandomi in braccio sino alla nostra camera da letto. Mi adagiò sopra al letto, si liberò della tonaca e cominciò a sbottonare il mio abito. Un bottone alla volta facendo salire la mia voglia di lui.

Come se già non ne avessi abbastanza voglia.

Quando arrivò alla mia veste sentii la necessità di stringere le mie cosce cercando un po’ di sollievo. Il calore, quello buono, quello da brivido che solo lui sapeva provocarmi, mi invase tutto il corpo, partendo dal basso ventre per arrivare in ogni mia lunghezza.

Le sue labbra sulla mia pelle nuda. Il collo. Le braccia. Il seno. Il ventre e poi l'inguine scoperto a lui.

-Ho voglia di baciarti ovunque Bella-

Le mie guance presero fuoco senza capire fino in fondo il senso della sua frase.

Cominciò dal collo a seminare piccoli e roventi baci, lasciando una scia immaginaria infuocata. Era passione allo stato puro, ma era anche talmente innocente tutto questo. Mi amava e lo faceva nel modo che più gli aggradava. Mi vezzeggiava, mi coccolava e io mi sentivo amata come non mai. Questa consapevolezza mi fece scaldare ancora di più. Poggiai le mie mani sulle sue spalle e feci in modo di velocizzare la sua discesa verso la mia intimità. Lui mi scrutò con occhi interrogativi, ma vedendo la lussuria nei miei mi fece l'occhiolino e proseguì.

Afferrò le mie mani e arrivò al mio fiore.

Ci soffiò sopra delicatamente aumentando il mio desiderio. Poi sentii qualcosa di umido che mi invase subito tutta l'intimità leccandola.

-Aaaaaaaaaahhhhhhhhhhhhhhhhh-

La mia bocca emise un gemito prolungato roco e alquanto inaspettato. Edward alzò subito la testa pensando probabilmente di aver sbagliato qualcosa ma sciolsi la mia mano dalla sua e la posai sulla sua testa. Il piacere della carne era troppo forte e troppo invitante. Edward doveva portarmi nel paradiso del piacere.

E così fece.

Tornò a leccare il mio fiore. Gli chiesi di fare con più calma. Ero impacciata ma anche lui stava "provando" a darmi piacere.

Si soffermò sulla mia piccola protuberanza stimolandola con la lingua all'inverosimile. Vibrava e se n'era accorto. La prese tra i denti e cominciò a succhiarla. Dentro me esplose un insieme di sensazioni e stimoli fortissimi. Gioia, passione, lussuria, voglia, fino ad esplodere come un fiume che rompe gli argini e straripa verso orizzonti infiniti.

A tutto questo si aggiunse il roco lamento di Edward che raccoglieva la mia voglia sulla sua lingua. Strinsi entrambe le mie mani sulla sua chioma, facendolo affondare ancora di più in me.

Ancora scossa da questo piacere infinito cercai gli occhi di Edward. Estasiati, si alzarono su di me.

-Bella, mi sono fatto prendere…-

-Oh Edward… Mi hai portato all'estremo piacere…-

Si stese su di me, posò le sue labbra sulle mie. Inalai il mio odore torcendo il naso. Lui se ne accorse e corse fuori dalla stanza lasciandomi fredda e vuota.

Quando tornò da me aveva il suo sorriso sghembo scolpito sul suo volto. Si sdraiò di nuovo su di me. Mi baciò le labbra.

-Meglio?-

Sapeva di malva. Si era mangiato le foglie di malva per togliere quel sapore che nonostante fosse mio non gradivo.

-Uhmmmm… Molto…-

Lo baciai, di nuovo, e ancora, sempre più voracemente, tanto che di nuovo sentii la mia voglia di lui crescere. Poggiò il suo bacino sul mio e cominciò a spingere e muovere imitando l'atto. Ma percepii la sua voglia già abbondante crescere ancora di più.

-Ho bisogno di te Bella, di sentirti, di averti, di amarti-

-Sono tua Edward, fammi tua ogni volta che vorrai, perché il mio amore per te non vacillerà mai-

Non finii la frase che lo sentii armeggiare con i pantaloni e in pochi istanti fu in me. Calore e pienezza. Era in me. Era perfetto per me. Mi sentivo riempire senza alcun dolore o fastidio. Era l'uomo giusto per me e sapevo, con un pizzico di presunzione, di essere la donna giusta per lui.

-Ti amo Edward e ti amerò per sempre-

Non pranzammo, non ci alzammo proprio dal letto. Edward chiuse a chiave la porta della camera. Aveva bisogno di me, aveva voglia di noi, e lo lasciai adorarmi per l'intero giorno. Non ci importava di chi entrava in chiesa o di chi cercava del parroco. Nella nostra stanza, lontani da tutti, ci amavamo come meritavamo.

Mi appisolai sotto il caldo corpo di Edward, mi sentivo serena e completa. Era tanto che non provavo una sensazione così bella. Anche il solo pensarlo mi faceva paura, temevo svanisse, ma stanca, e comunque felice, mi lasciai abbandonare al dolce ritmo dei nostri cuori palpitanti.



Edward

 
La mia donna dormiva sotto il mio peso, ma non avevo voglia di muovermi per la paura di svegliarla. Amarla era semplice e mi riempiva il cuore di gioia, tanto che dava l'impressione di poter esplodere per quanto martellasse in petto. Era tutto semplice con lei, provare nuove sensazioni, amarla in modo terreno e soprattutto adorarla come mia icona. Lo so che questo pensiero era alquanto blasfemo per il mio ruolo, ma non era possibile altrimenti.

Guardarla dormire, posare il mio umile sguardo su un viso di porcellana degno di una regina, era ciò che più desideravo dalla vita. Sarei morto per quegli occhi da cerbiatto caldi e rassicuranti, avrei fatto a meno di un braccio per poter saggiare le sue dolci e mielose labbra, avrei donato la mia anima per poterla avere accanto a me.

Ahhh…. L'amore terreno era peggio di un castigo.

Ti imprigiona e ti toglie il senno e faresti qualunque cosa per poter avere ancora cinque minuti con lei.



Alzai lo sguardo dal suo corpo come se la luna mi richiamasse, ed un pensiero viaggiò oltre le imposte chiuse. Decisi così di alzarmi ed aprire la finestra. Nella stanza c'era l'odore del nostro amore, non avrei mai voluto liberarmene, ma un pensiero mi costrinse ad aprire ossigenando il mondo intero di noi.

Come una piccola magia che ha il suo richiamo solo nelle notti in cui la luna è mia compagna di sorrisi. Accade a questa che è l'ora più tarda, l'ora in cui tutto dorme, e lei invece mi bagna della sua luce, invadendomi e scaldandomi l'anima. Ripensando alle notti perse, addormentato sotto quella sua luce allora tagliente. Oggi, invece, so che il mio risveglio sarebbe diverso; si, perché sono portato verso un mondo nuovo, che non mi ha mai visto chiedere ma solo ricevere, dandomi luce nuova, vita nuova, e dopo tanto tempo so che sarà un buon giorno, che starò bene.
So che tutto questo non sarebbe successo se non avessi vissuto il mio passato, e la tua luce lo riporta a galla, come una lieve malinconia, ma ne sono fiero, perché ora sono qua. Con te. Forte. Eroe del mio passato, guardiano della mia vita e padrone del mio futuro. Me lo ripeterò per sempre e andrà tutto bene. È già un nuovo giorno; contemplandoti luna ho perso il tempo di questa notte, ma sarà un buon giorno perché starò bene. Ricordo ancora quando in seminario mi dicevano che la vita è solo un ciclo. Il mio non finirà mai; dopo tante cadute, recupero i miei pezzi e ne faccio tesoro……per non sbagliare più, come ho fatto con la mia sposa. Il dubbio si era insinuato in me, rischiando di farmi perdere il mio bene più grande solo per la paura di osare, di raccontare e di condividere queste paure.

Senza accorgermi, stavo fischiettando la nostra canzone, quando la sua voce mi svegliò dal mio stato di meditazione.

-Edward…-

La sua dolce voce, nettare del mio cuore.

-...ho freddo senza te…-

Mi incammino verso il nostro piccolo angolo di paradiso. La mia luce guida, affievolita dal freddo della rigida alba inglese.

Il suo sorriso malizioso coperto solo da lino fresco.

-Quale angelo mi sveglia dal mio letto di fiori? Ti prego, grazioso mortale, canta ancora. Il mio orecchio si è innamorato delle tue note come il mio occhio è rapito dal tuo aspetto-

-E il mio di te, mia sposa…-

-E allora non lasciarmi più da sola perché è troppo grande la notte ora senza di te-

-... non manco compagnia, perché per me tu sei l’intero mondo. E come posso dire di esser solo se tutto il mondo è qui che mi contempla?-

-Lo terrò a mente-

Mi accomodai. Era calda, era mia ed era bellissima.

Ci abbracciammo a lungo, stretti l'uno all'altra, ritrovando il calore dell'unità. Nella nostra isola avevamo di nuovo serenità ed era arrivato il momento di viverci... in pace.

-Edward…-

-Dimmi amore mio…-

-Alice?-

Ghiaccio.


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