lunedì, ottobre 1

Dal Caffè al... Ritorno???






Buona Lunedì Anime Pie...

Preludio all'uragano 














La pioggia tamburellava sulla finestra, dando spazio a piccoli coni di luce grigia che delineavano il suo profilo. Un profilo ingrigito dalla luce tanto da renderlo pensieroso anche voltato di spalle. Il suo respiro profondo mi rassicurava, animo sereno e pacato.

Un leggero fruscio delle lenzuola a distrarlo dal suo pensiero.

-Riposata? Ti ho privato di forze nelle ultime ore…-

-Mi hai privato della tua compagnia lasciandomi sola...-

Mi feci piccola cercando di intenerirlo.

-Oh piccola… "Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore…" per questo ti prometto di farti svegliare sempre nel mio abbraccio-

-È una promessa importante-

-È una promessa da marito. È una promessa da devoto e amante-

-Devoto… Amante…-

-Non dovrei promettere?-

-Non si fanno promesse, si vive per raggiungere la felicità e lottare per mantenerla-

-Allora mia piccola saputella, sei tu la mia felicità?-

-Io non sono nessuno, noi siamo una famiglia-

-Una famiglia…-

Sospirò abbassando lo sguardo.

-Cosa non va Edward?-

Una piccola nube nera circondava l'anima di Edward, la percepivo.

Il suo verde sguardo si era fatto più grigio di quel cielo che stava implodendo improvvisamente anche nella nostra camera da letto.

-Posso tentare di leggere i tuoi pensieri e cercare di indovinare il problema tenebroso che ti rende cupo?-

I suoi occhi tirati in un sorriso mesto. Si avvicina poco a poco a me. Al letto. Al nostro intimo giaciglio.

-Tu sei il mio dono, non sei solo un'arguta lettrice e studiosa, tu sai leggere nei miei occhi e se guardi bene al pensiero della giornata di ieri non ti sarà difficile ricordare…-

Un breve riavvolgimento, una breve rincorsa degli eventi, ma la mia memoria era fissa a quel letto e a noi due. Uno dentro l'altra come una sola cosa. Come due amanti instancabili.

-Edward sono un poco annebbiata ora come ora-

-La mia piccola…-

La sua mano sfiorava la guancia arrossata dal ricordo e i suoi occhi carezzavano me.

-Dovrò faticare anche io ma ne dobbiamo parlare, ora siamo una cosa sola ed è giusto prendere certe decisioni assieme-

Ma fummo interrotti dalle grida provenienti dal cortile.

Edward corse alla finestra spalancandola. Fermo immobile.

-Chi è che grida così disperatamente Edward?-

Si voltò. Prese la mia vestaglia dalla dormeuse e me la lanciò.

-Scendi, Alice-

Le urla agghiaccianti mi perforavano i timpani e attaccandosi al cuore me lo graffiano, dandomi senso di affanno e ansia. Che cosa poteva mai farla urlare in quel modo.

Quando li raggiunsi Alice era in braccio ad Edward che, cercando di calmare quelle sincopi, si era inginocchiato per trattenerla ancora più stretta a se.

-Ed… Ed… portami via… una strega, ecco cosa è… Ed ti prego…-

-Shhh… Piccola Ali, ora ce ne andiamo. Torniamo a casa nostra-

La scena ai miei occhi era straziante.

Alzai lo sguardo verso Villa Cullen. Era li. Una vera matrona. Osservava il dolore dei figli senza smorfie, senza segni di comprensione. Come era possibile non avvertire la sofferenza nella voce di Alice?

-Bella, partiamo. Ora. Fatti aiutare da Jacob per il bagaglio. Io devo fare un'ultima cosa qui e poi ce ne potremo andare per sempre-

Senza rispondere mi voltai per andare a vestirmi e cercare di riprendere fiato. Non capivo nulla di quello che stava succedendo, non erano cose che facevano parte di me, ma la decisione di Edward, legata al dolore di Alice, mi portavano a pensare che ancora una volta i Cullen avevano cercato di affondare pezzi di vetro nel cuore di questi due figli tanto desiderosi di pace e amore.

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La piccola imbarcazione era stata caricata con tutto il nostro bagaglio. Jacob era più bianco del solito ma anche lui non proferiva parola. Aiutammo Alice a salire a bordo e a sistemarsi nella parte più interna in modo che potesse sdraiarsi e calmarsi.

Jacob in ginocchio accanto a lei le sussurrava dolci parole e le donava dolci carezze. A poco a poco il suo respiro si fece sempre più lungo tanto da riuscire ad assopirsi e placarsi in un profondo sonno.

Dopo poco arrivò Edward. Passo deciso, quasi cadenzato. Lo sguardo fisso all'orizzonte come se fosse l'unico posto dove volesse essere in quel momento.

Lo vidi salire di corsa sulla prua e avvisare il marinaio di lasciare subito la terra ferma.

Mi passò accanto, sfiorandomi l'avambraccio con la sua mano mi passò oltre cercando sua sorella.

Accertatosi di Alice abbracciò a lungo Jacob e poi tornò da me, e questa volta mi strinse in modo impudico davanti a tutti i presenti. Affondò le mani nei miei capelli e cercò le mie labbra. Fuoco nel vento. Era sete di me e decisi di non resistervi perché ne avevo altrettanta.

Lasciai che la sua rabbia sfogasse nel modo che più riteneva opportuno. Lasciai che mi usasse come sfogo e che si liberasse dei suoi demoni. Ma non lo fece. Avrei atteso il momento giusto per chiedere spiegazione, ma ora non era pronto e non era neanche il caso di scavare troppo in quella ferita sanguinante riaperta dopo averla curata con tanta pazienza.

Quando Edward si staccò dalle mie labbra il suo sguardo sembrava perso e annebbiato.

Decisi di sedermi, e prendendolo per mano lo trascinai con me, su quel giaciglio improvvisato su di una panca scomoda.

-Edward, sono tua moglie e saprò rispettare i tuoi silenzi. Sono pronta ad ascoltare sia te che Alice, ma solo quando sarete pronti. Il vostro passato è difficile da comprendere ma riuscirò ad aiutare mio marito e mia cognata a ritrovare pace. St. Agnes è casa nostra e li ritroverete entrambi la serenità. Ho intuito che la tua indecisione era legata alla proposta che ti ha fatto il Vescovo, e so che la decisione finale è stata influenzata da ciò che è accaduto ad Alice, ma so in coscienza che sarebbe stata comunque la nostra scelta. La tua pace è più importante della tua missione lavorativa, ma qualora tu decidessi di tornare a Londra saprò adeguarmi, e ti seguirò sempre-

La sua testa poggiata sulla mia spalla, abbandonato ai suoi tumulti interiori, lo sentii sospirare e lasciandosi cullare dal moto delle onde contro la barca fino a crollare anche lui in un sonno profondo e necessario.

Jacob dopo poco si avvicinò a noi con una coperta e coprì entrambi. Con gli occhi impauriti mi guardò e cercai di rassicurarlo. Avremmo capito e aiutato i nostri amori in questa ennesima rottura d'animo. Eravamo assieme, uniti e avremmo vinto noi.

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L'arrivo alla fredda St. Agnes fu contornato da uno splendido tramonto rosso fuoco, che preannunciava una splendida giornata per l'indomani.

-Edward amore, siamo arrivati-

Era sceso fino ad accomodarsi sulle mie ginocchia trovando così un cuscino morbido dove lasciarsi andare al sonno degli angeli, per dar pace al suo cuore tormentato.

-Edward, amore siamo di nuovo a casa-

Lo carezzai sul volto, fino a trovare i suoi occhi lucidi dal sonno.

-Ben svegliato marito mio, stiamo arrivando a casa per la prima volta da marito e moglie, non sei contento?-

-Oh mia piccola Bella, mi dispiace non averti fatto compagnia in questo viaggio-

-Mi hai fatto compagnia, eri qui su di me-

-Mi farò perdonare-

-Non hai nulla da farti perdonare, ma se tu vorrai coccolarmi un po’ di più sarò felice di riceverne-

Mi sorrise, nel modo che solo lui sapeva fare. Un sorriso sghembo, capace di farmi salire la voglia di lui, e intenerirmi allo stesso tempo.

Arrivati al porticciolo, mentre Jacob si occupava di Alice, Edward scese dalla barca e mi fece cenno di affidarsi a lui. Poggiai le mani sulle sue spalle ma con un gesto rapido mi tirò a se prendendomi in braccio. Da sposo novello e puntiglioso non mi fece mettere piede a terra, fino a casa nostra. Jacob ed Alice ci seguivano un poco più lenti; chiedemmo loro di fermarsi da noi la notte, sarebbero andati a casa il mattino dopo.

L'arrivo in casa fu come una boccata di ossigeno puro. Charlie e il sostituto ci accolsero facendoci accomodare al camino per scaldarci, dandoci una minestra calda.

Charlie ci osservò tutta sera e con un gesto del capo mi richiamò in corridoio.

-Sei felice?-

-Oh Charlie, si. Ma il ritorno è stato causato da qualcosa di più grande della mia felicità-

-Piccola, quei due ragazzi hanno il cuore rotto, glielo si legge negli occhi-

-Si, è così. Ma tu non ti preoccupare, St. Agnes sarà la loro ennesima rinascita-

-Sarò accanto a voi giovani, è il mio compito e non siete da soli, assieme un drago diventa un topolino da affrontare-

Lo abbracciai in segno di affetto e di amore per questo burbero uomo capace di grandi sentimenti.

-Lungo la navata, al mio fianco dovevi esserci tu, Charlie-

Gli sussurrai tenendolo stretto a me.

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